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Il caffè é una cosa seria

Autore: Antonio Fienga | Pubblicato Agosto 2016 in Cultura

Na tazzulella ‘e cafè. Simbolo della tradizione e della cultura partenopea, insostituibile compagna di colazioni, pranzi, talvolta cene. Perché a Napoli il caffè è una cosa seria, tanto da riuscire a legare un intero popolo. Dagli appuntamenti di lavoro e di piacere, fino all’antica filosofia del “caffè sospeso”: quando un napoletano si svegliava di buon umore, pagava al bar due caffè piuttosto che uno, offrendolo a chi sarebbe arrivato dopo di lui. Una pratica ripresa negli
ultimi anni e che ben rappresenta lo spirito conviviale e di condivisione dei napoletani.

ll primo italiano a descriverne la pianta fu Prospero Alpini, nel 1591 e la prima città a farne uso pare sia stata Venezia, all’inizio del XVI secolo, grazie ai suoi rapporti commerciali con l’Oriente. Ma già verso il 1700 ogni città europea aveva almeno un caffè, locali frequentati da poeti, scrittori, filosofi, pittori e politici e dove nascevano idee, movimenti e correnti artistiche. Napoli, che nel periodo borbonico fu una delle principali capitali europee, vide la nascita di vari salotti in cui protagonisti indiscussi erano cultura, eleganza e l’amatissima bevanda nera: tra gli esempi più riusciti in Italia di Caffè Letterari c’è lo storico Gran Caffè Gambrinus, attualmente tappa obbligata per i turisti di tutto il mondo, ansiosi di sorseggiare una tazzina di caffè in quello
che è stato il tempio dell’elite intellettuale internazionale, grazie anche al suo affaccio diretto su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale.
Ma a Napoli il caffè è stato da sempre attore, con l’immancabile “cuccumella” anche nelle case e tra il popolo, raccontato anche attraverso il teatro e il cinema: da “Natale in casa Cupiello” di Edoardo De Filippo a “La Banda degli Onesti”, pellicola che consacrò il sodalizio artistico di Totò e Peppino. 

Il fatto che i maggiori produttori mondiali di caffè siano il Brasile, il Vietnam, la Colombia e l’Indonesia, pare sia diventato un dettaglio trascurabile: la tradizione italiana, particolarmente quella napoletana, ne ha fatto un simbolo della propria personalità culturale, adottandolo anche nel settore dolciario. Moltissime le ricette che lo vedono come protagonista, da torte e mousse agli estivi semifreddi, granite e gelati. Ma anche drink e bibite: lo scorso anno a Sorrento, il barman Giacomo Prisco, già vincitore del mondiale IBA - World Cocktail Championship, trionfò con “Cupiello’s”, un gustosissimo incontro tra caffè, Brandy Cardenal Mendoza, Monin sprup noisett roasted, Grand Marnier, Baileys chocolate luxe, Fabbri gourmet cioccolato e nocciola.

A riprova del fatto che il caffè, unitamente alla fantasia dei napoletani, resta il protagonista indiscusso del gusto. Senza limitarsi alla tradizionale tazzulella.