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Pippo Baudo la televisione fatta persona

Autore: a cura del dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Novembre 2020 in Attualità

Pippo Baudo e la televisione italiana per uno stretto gioco di intrecci si identificano al punto che il “Pippo nazionale” ne incarna in un certo senso la storia e il costume.
In Italia i primi studi e le prime prove sperimentali di trasmissioni televisive furono effettuate a Torino a partire dal 1934, presso il Centro di Direzione dell’EIAR (in seguito divenuta Rai dal 1952), che con una legge del 1936 passò sotto il controllo dello Stato: e proprio nel 1936 nasceva, nella profumata terra di Sicilia, a Militello in Val di Catania, colui che sarebbe diventato l’icona del conduttore televisivo.
Diploma al liceo classico, laurea in Giurisprudenza (sulle orme del padre, avvocato), colto, brillante, garbato, ferrato in musica, arte e spettacolo, geniale e ineccepibile organizzatore di spettacoli, sin da adolescente Pippo si è esibito come attore, musicista, presentatore, ma il vero esordio professionale risale alla fine degli anni ’50 come pianista e cantante nell’Orchestra Moonlight, e come tale appena ventitreenne è entrato nella Rai allora nascente, ben 61 anni fa, nel 1959, con il varietà “La Conchiglia d’Oro”, condotto da Enzo Tortora.
Già durante gli studi universitari si dava da fare nel mondo dello spettacolo: ha raccontato che il giorno prima della seduta di laurea, si recò a Erice per presentare il concorso di bellezza Miss Sicilia per poi ripartire all’alba, su un camioncino, sdraiato in mezzo a frutta e verdura, arrivando a Catania appena in tempo per discutere la tesi.
Dopo tanta, utile gavetta come conduttore televisivo su emittenti private come Antenna Sicilia e anche in Rai, il successo arrivò nel 1966, a 30 anni, con “Settevoci”, che condusse trionfalmente per 4 anni, fino al 1970. E pensare che la prima puntata andò in onda per un caso fortuito: la bobina con la prevista puntata del telefilm “Le avventure di Rin Tin Tin” non pervenne in tempo per essere trasmessa e per riempire il buco nel palinsesto la Rai fu costretta a trasmettere l’unica cosa che aveva pronta, la puntata pilota di Settevoci, che era stata registrata a Milano ma poi giudicata “intrasmissibile” dai vertici dell’azienda!
Il successo fu subito tale che il programma venne inserito di corsa nella programmazione. In onda la domenica pomeriggio, Settevoci era uno show musicale dove in ogni puntata intervenivano sette cantanti (da cui il titolo), due emergenti che venivano giudicati dall’applausometro, quattro affermati e uno celeberrimo, con quattro concorrenti che partecipavano a un quiz sulla musica. Il programma lanciò divi come Giusy Romeo (poi Giuni Russo), Massimo Ranieri, Mario Tessuto, Orietta Berti, Al Bano, Mirna Doris, Marisa Sannia, Giovanna e tanti altri.
Nel 1967 Baudo condusse la trasmissione “Eccetera, eccetera” con Gino Bramieri e Marisa Del Frate, mentre nel 1968 condusse il suo primo Festival di Sanremo, accanto a Luisa Rivelli, nell’anno difficilissimo dopo il suicidio di Luigi Tenco e nel 1968 e 1969 presentò “Un disco per l’estate”. Il 1972 fu un anno d’oro: recitò a teatro con l’impagabile Sandra Mondaini in una riduzione di Maurizio Costanzo e condusse la prima edizione di “Canzonissima” a fianco di Loretta Goggi, seguita dalla seconda edizione con Mita Medici nel 1973: quanti nomi che hanno fatto la storia della televisione italiana ho citato insieme in un paio di righe! Negli anni ’70, infilò un trionfo dietro l’altro, con programmi che sono rimasti nella storia della televisione: “La freccia d’oro” (1970), “Senza rete” (1974), il gioco a premi “Spaccaquindici” (1975), il quiz domenicale abbinato alla Lotteria Italia “Un colpo di fortuna” accanto a Paola Tedesco (1975), il quiz “Chi” all’interno della “Domenica in” di Corrado (1976), “Secondo voi”, altro quiz sempre abbinato alla Lotteria Italia all’interno del contenitore domenicale (1977), il varietà del sabato sera “Luna Park” con la regina del rock internazionale Tina Turner (1979). Programmi al tempo stesso innovativi e tranquillizzanti, ricchi di musica, leggerezza e allegria, che accompagnavano un’Italia devastata dal brusco risveglio dal bel sogno degli anni ’60, quando al miracolo economico si sostituirono la crisi energetica del petrolio, la traballante tenuta del tessuto sociale e delle istituzioni, l’instabilità politica, l’estremismo violento, sia di destra che di sinistra, le stragi e i rapimenti.
Ma “Super-Pippo” seppe resistere e fu ancora più protagonista nell’Italia rinata all’ottimismo degli anni ’80 craxiani, rampanti e sfarzosi, conducendo programmi che ha reso memorabili: dal 1979 al 1985 “Domenica in”, cui impresse il format di intrattenimento culturale, informativo e spettacolare che gli è rimasto proprio; dal 1984 al 1986 lo show del sabato sera “Fantastico”, che portò al livello massimo di lustro e successo e il programma di approfondimento “Serata d’onore”; e poi le edizioni record di ascolti 1984, 1985, 1987 del Festival di Sanremo.
Nella seconda metà degli anni ’80, Craxi rivoluzionò il sistema televisivo italiano, togliendo il monopolio alla Rai e consentendo la creazione di canali televisivi nazionali di carattere privato, di fatto sanando la posizione del principale imprenditore del settore, Silvio Berlusconi, titolare di Rete 4, Canale 5 e Italia 1.
In questo nuovo contesto, nel 1987, Pippo Baudo lasciò la Rai e passò alla Fininvest, come direttore artistico e conduttore di programmi come il varietà “Festival” accanto a Lorella Cuccarini su Canale 5 e la rubrica “Tu come noi” all’interno del contenitore domenicale “La giostra”. Il passaggio a Fininvest nell’autunno del 1987 era maturato a seguito di un’accesa polemica con l’allora presidente della Rai Enrico Manca, che durante la puntata finale di Fantastico 7 definì la trasmissione “nazional popolare”, aggiungendo che non voleva essere un complimento, cui Baudo replicò sarcasticamente che da lì in avanti si sarebbe sforzato “di fare programmi regionali e impopolari”.
Ma le sue radici e il suo cuore erano in Rai: dopo un anno interruppe il contratto con la tv commerciale (pagando una cospicua penale: dovette cedere a Silvio Berlusconi un palazzo nel centro di Roma, sede attuale di Medusa Film e del TG5) e, dopo un anno sabbatico, tornò sulle reti Rai, prima su RaiDue con “Serata d’onore”, poi su RaiTre con “Uno su cento”, nel 1990 finalmente su RaiUno (di cui diventò direttore artistico) prima con “Gran Premio”, poi con “Fantastico”.
Nell’Italia berlusconiana degli anni ’90, commerciale e moderna, Baudo segnò un altro decennio di successi targati Rai: nel 1991 “Varietà” e “Domenica in”, nel 1992-93 “Partita doppia”, nel 1993 “C’era due volte”, nel 1994 “Numero Uno”, “Tutti a casa” e il preserale “Luna Park”, nel 1995 il varietà “Papaveri e papere”, nel 1996 ancora il varietà “Mille lire al mese” questi ultimi due entrambi condotti in coppia con Giancarlo Magalli.
Dal 1992 al 1996 condusse cinque edizioni di enorme successo del Festival di Sanremo, delle cui ultime tre fu anche direttore artistico. Nel 1997 fu anche a teatro, con Garinei e Giovannini, nel musical dal titolo a lui ispirato “L’uomo che inventò la televisione”. Nel 1998 su Mediaset realizzò lo show “Una volta al mese”, il programma “La canzone del secolo” sulla storia della musica italiana, il varietà “Tiramisù”, la serata “Vota la voce”.
Negli anni 2000, in una televisione che sembrava non riconoscere più le impeccabili professionalità del passato, ripartì con bellissimi programmi in Rai, da lui ideati e condotti, ricchi di storia, cultura, approfondimenti, testimoni d’eccezione e condotti con la sua inimitabile signorilità e padronanza: “Giorno dopo giorno” quiz pomeridiano che ripercorreva gli eventi principali del XX secolo, “Novecento - Giorno dopo giorno”, dove fatti e vicende del Novecento venivano rivisitati in studio con i protagonisti del tempo, “Cinquanta.
Storia della TV di chi l’ha fatta e di chi l’ha vista”, sui 50 anni dall’inizio ufficiale delle trasmissioni televisive in Italia, lo show “Buon compleanno TV”, “Passo doppio”, “Una voce per Padre Pio”, il varietà “Sabato italiano”, il preserale “Ieri, oggi e domani”, il cavallo di battaglia “Serata d’onore”, il “Gran Galà del Made in Italy”.
Nel 2002, 2003, 2007 e 2008 fu di nuovo al timone del Festival di Sanremo, di cui detiene il record di conduzioni, ben 13 volte. Nel 2011 ha condotto su Rai 1 con Bruno Vespa “Centocinquanta”, programma dedicato al centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, nel 2012-2013 su Raitre il programma “Il viaggio”, nel 2014 e 2015 è stato giurato nel talent show “Si può fare!” di Carlo Conti, nella stagione 2016-2017 è tornato a presentare “Domenica in” per la tredicesima volta (suo il record di edizioni condotte) e ha preso parte al programma di Rai 2 “I fatti vostri” con la rubrica quindicinale dal titolo “Storie di televisione”, all’interno della quale ripercorreva la storia della Rai e dei suoi personaggi e programmi più celebri, mentre nel 2018 è rientrato alla guida di “Sanremo Giovani” in coppia con Fabio Rovazzi. Inoltre è intervenuto, in tutti gli anni 2010, con la lucidità, eleganza e sicurezza che gli sono proprie, come conduttore d’eccezione o ospite d’onore, a molteplici eventi in televisione o in giro per l’Italia.
Il 7 giugno 2019 il suo mito è stato celebrato con uno show-evento su Rai 1 intitolato “Buon compleanno... Pippo”, in cui ha festeggiato 83 anni di età e 60 anni di carriera televisiva.
Il 4 giugno 2020 - in occasione degli 84 anni compiuti una settimana prima – è diventato per un giorno direttore di Rai Storia, realizzando e firmando un palinsesto ad hoc che ha coperto la fascia oraria 09:00-24:00.
Pippo Baudo è stato anche uno scopritore di nuovi talenti dal fiuto eccezionale, tanto è vero che usa scherzosamente la locuzione “L’ho inventato io...”: da cantanti quali Al Bano, Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Andrea Bocelli, Giorgia, Gianluca Grignani, Irene Grandi, Fabrizio Moro, Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo, a personaggi come Loretta Goggi, Beppe Grillo, Tullio Solenghi, Heather Parisi, Lorella Cuccarini, Alessandra Martines, Barbara D’Urso, Michelle Hunziker e Bianca Guaccero, ad attori come Manlio Dovì, Tosca D’Aquino, Nina Soldano, al soprano Cecilia Bartoli.
Infine, con le sue vicende personali, Pippo, essendo uno dei personaggi televisivi italiani più amati e seguiti dal pubblico è stato anche un re delle cronache rosa. Padre di due figli, Alessandro, riconosciuto da adulto dopo una breve vicenda legale e avuto da Mirella Adinolfi e Tiziana, nata dal matrimonio con Angela Lippi, attualmente Baudo è nonno e bisnonno; è stato fidanzato con la bellissima attrice romana Alida Chelli (ex-moglie di Walter Chiari, scomparsa otto anni fa) e la show-girl Adriana Russo, e sposato in seconde nozze, dal 1986 al 2004, con la cantante lirica italiana Katia Ricciarelli, un rapporto seguitissimo dai fans sui media già in epoca pre-social.
Tutti i presentatori della televisione italiana in qualche modo si ispirano a lui, che resta il punto di riferimento imprescindibile per chiunque si accinga a fare questo mestiere, avendo creato un modello che si può personalizzare ma con cui si devono sempre e comunque fare i conti. Vi confesso, carissimi amici lettori, che io stesso, fan ininterrotto dei suoi programmi dall’infanzia in poi, mi sono sempre fortemente ispirato a lui e al suo modo di concepire i programmi nella mia modesta esperienza di conduttore, direttore artistico e organizzatore di eventi culturali con le associazioni del territorio con cui ho collaborato, dal Circolo Endas Penisola sorrentina a Le Muse entertainment all’Istituto di Cultura Torquato Tasso. Caro, mitico, immenso Pippo, il grande saggista C. S. Lewis scrisse che “Non si è mai troppo vecchi per fissare un nuovo obiettivo o per sognare un nuovo sogno”: ecco, concludo questo mio articolo su di te augurandoti sempre nuovi obiettivi e nuovi sogni.