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Anna Esposito e 'Artisti in Movimente 2016'

Autore: dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Agosto 2016 in Attualità

Sono tanti gli artisti del territorio impegnati nel progetto, tutti uniti dalla medesima passione e notevole talento, nonostante tecniche, stili, percorsi differenti: oltre Anna Esposito, i pittori Maria Cappuro, Nello Carrino, le sorelle Maria Rosella e Paola Cetani, Rosanna Ferraiuolo, Giuseppe detto Pucci Ussano, Raffaele Iaccarino, e poi Antonino Cappiello, incisore-modellista, Antonino Colicchio, artista presepiale, Tonino Esposito detto Tony Wolfe, designer del legno, il maestro intarsiatore Giuseppe Rocco e il veterano, grande scultore sorrentino Luigi Gargiulo. Anna, madre e nonna felice, da sempre appassionata di arte, è in realtà un talento tardivo, perché ha iniziato a coltivare la sua vocazione solo in età matura. Maestra nell’uso dell’acquerello e dell’olio su tela, Anna ha conquistato pubblico e critica con la solarità dei suoi paesaggi, i caldi colori dei suoi fiori, la luce intensa dei suoi ritratti. Dialogare con lei restituisce il piacere di una mente libera, un pensiero anticonformista e una passione sincera.

Anna Esposito, sorrentina, è l’anima della collettiva d’arte contemporanea “Artisti in MoviMente”, che ha organizzato anche questa estate per il terzo anno consecutivo, dal 26 giugno al 17 luglio a Sorrento, nel suggestivo scenario del Chiostro S.M. delle Grazie, in Piazza S. Antonino.

Quando hai iniziato a dipingere?
Dopo la sospirata pensione, quindi alla veneranda età di 61 anni, ho preso in mano per la prima volta matite e pennelli.

Cos’è per te la pittura: un’evasione, una necessità, o un impegno?
Nessuno di tre, è solo una profonda passione per i colori e intimo desiderio di esternare pensieri ed immagini (reali o di fantasia) che affollano spesso la mia mente per cui, pur consapevole di essere “perfettamente imperfetta”, cerco di riprodurli sulla tela.

Ci sono pittori in particolare o correnti artistiche che ti hanno ispirata o influenzata?
Nei limiti delle mie conoscenze, tra i tanti che ho pur sommariamente visitato, sia dal vivo che sui testi o su internet, mi ha particolarmente impressionato Alessandro Botticelli. Anche se fu surclassato da Leonardo e Michelangelo, personalmente trovo le sue opere così vivide e realistiche, anche se in gran parte ispirate alla mitologia, con un uso del colore così forte e coinvolgente, da emozionarmi profondamente. Osservare un’opera di Botticelli per me equivale ad intraprendere un viaggio in un mondo lontano e immaginifico ma al contempo chiaro e comprensibile.

Pensi che l’arte possa essere utile a cambiare la società o è solo una “splendida superfluità”, come disse Hegel?
Al grande filosofo tedesco rispondo con un giudizio formulato da Papa Benedetto XVI: “L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che vede, manifestando la sua sete di infinito. E’ anzi come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. Un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto”.

Cosa ti fa scegliere i soggetti delle tue opere? Trai ispirazione più dalla realtà che vedi o dalla tua fantasia?
Non ho regole precise, ma generalmente l’ispirazione nasce da momenti, immagini, conversazioni, che esercitano su di me richiamo o suggestione emotiva.

C’è un tuo quadro a cui sei particolarmente affezionata?
Sebbene li ami tutti, perché ciascuno esprime un momento particolare della mia vita, i dipinti cui sono più legata sono il mio autoritratto perché ho “osato” dipingermi ponendomi sul capo il velo nero di mia madre, e il campo dei papaveri a cui ho dato il nome di “dreaming” perché, mentre lo dipingevo, mi sono sentita trasportare, in piena libertà, nel meraviglioso mondo dell’immaginario.

Tecnicamente come inizi un opera, hai un metodo specifico?
Quasi sempre costruisco l’immagine prima nella mia mente, spesso lavoro così tanto con l’immaginazione che quasi arrivo a vedere il quadro già finito. Solo a questo punto inizio a poggiare la mano sulla tela per l’abbozzo.

Quanti quadri realizzi mediamente in un anno?
La pittura mi trasporta nel meraviglioso mondo dei colori e dell’immaginario, dipingere è una esigenza emozionale che mi consente di essere l’artefice della mia vita. Per questo motivo, la mia produzione non può avere numeri fissi.

Secondo te, in Penisola sorrentina cosa si potrebbe fare di più per la valorizzazione dell’arte?
Innanzitutto ci vorrebbe tanta buona volontà da parte degli “adulti”, dove per “adulti” intendo gli amministratori della città e gli artisti con la A maiuscola, e noi sorrentini possiamo vantarne veramente tanti. Nei miei sogni c’è una grossa struttura nella quale organizzare, per giovani e meno giovani, corsi e laboratori artistici dove tramandare la conoscenza dell’arte. Nel mio immaginario ci sono gli artisti sorrentini “anziani” che, invece di compiacersi sterilmente della propria arte, potrebbero darsi da fare per trasmetterla a chi vuole apprenderla. Mi piacerebbe si creasse un ambito in cui l’artista affermato possa insegnare all’allievo la tecnica ma soprattutto l’amore per l’arte. Tutto ciò richiederebbe dedizione, disponibilità e disinteresse, qualità non diffuse attualmente nel genere umano, ma speriamo di sorprenderci!

Qual è stato il riconoscimento più gratificante che hai ricevuto?
Nella mia breve carriera, sono onorata di aver ricevuto apprezzamenti e riconoscimenti dalla critica oltre che dal pubblico che mi segue con affetto, in particolare mi inorgoglisce il Premio Ortigia Arte 2015.