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Cravattari di Fortunato Calvino per gli studenti sorrentini

Autore: dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Febbraio 2018 in Cultura

Torna a Sorrento, per gli studenti delle scuo­le medie e superiori della Penisola sorren­tina, la grande lezione di teatro e legalità del maestro drammaturgo napoletano Fortuna­to Calvino, nell’ambito della rassegna teatrale “Contemporanea” organizzata dal Circolo Endas “Penisola sorrentina” onlus, diretto da Adele Pa­turzo (presidente), Miriam Perfetto (vice-presi­dente), Antonio Volpe (direttore artistico) e Carlo Alfaro (responsabile eventi). Di scena dal 7 feb­braio 2018 al Teatro Sant’Antonino di Sorrento il pluripremiato testo “Cravattari”, Premio Giusep­pe Fava ’95, Premio Girulà ‘96, Premio Speciale Giancarlo Siani ’97. Un momento di riflessione con i giovani a margine della rappresentazione si avrà col sensibile e infaticabile parroco sorrenti­no Don Carmine Giudici, referente dell’Associa­zione Antiusura “Exodus”. Lo spettacolo-evento dal 1996 ad oggi ha oltrepassato le 1000 repliche sul territorio nazionale, un vero record a riprova della sua validità artistica ed educazionale.
“Cravattari” è il nome con cui vengono defini­ti gli usurai, gli strozzini, coloro che prendono al collo i debitori con le richieste di interessi spro­positati e perseguono, con criminale sistemati­cità, l’annientamento economico, psicologico e morale delle proprie vittime. Il testo fu scritto da Fortunato Calvino nell’agosto del ‘94, periodo in cui le cronache rivelavano le prime dramma­tiche vicende legate all’usura, ma a distanza di oltre vent’anni è di un’attualità rabbrividente. Il campo di indagine dell’autore è la Napoli del de­grado, degli usurai spietati che costringono una famiglia “normale”, una come tante, a rinuncia­re, in una vorticosa spirale di debiti, a lavoro, oro, casa, persino all’onestà, fino alla discesa agli in­feri, alla fuga dal mondo dei vivi e la scomparsa nella Napoli sotterranea vissuta come unica via di scampo.
Un tema forte, sostenuto da un ritmo alta­mente drammatico e da interpreti di prim’ordine, che restituiscono il dramma soffocante di un uni­verso di corruzione e sopraffazione, che spinge le vittime della malavita ad autodistruggersi fino a sprofondare nel più totale degrado psicologico, morale ed economico, e a trovare protezione, or­mai ridotti a meri fantasmi di sè stessi, nel ventre di tufo della città, un surreale “non-luogo” e ble­matico dell’urlo di dolore di una città vinta dal male. Una pièce di intensa bellezza, carica di tensioni, di un realismo poetico, incisivo e senza eccessi, che scate­na le emozioni del pubblico. Un dramma di efficace resa scenica, di notevole aspetto didattico, per una presa di coscienza, per il riscatto di una ribellione ci­vile.
Il linguaggio, poi, si adatta alla connotazione dei personaggi: lessico duro, violento negli accenti della spietata usuraia; idioma quasi poetico, tutto risuo­nante di una solitudine esistenziale nei disarmati genitori della giovane vittima; neutra lingua italiana della scuola dell’obbligo, nelle due giovani donne. Un’opera coraggiosa e diretta che restituisce al teatro una funzione e una dignità sociali ormai sempre più rare. L’atmosfera cupa e angosciante del delitto dell’usura, ben resa dalla messinscena, fa di questa piece un lavoro volutamente crudo e vio­lento, scomodo ma anche lirico e suggestivo.
Il lavoro che sarà proposto agli studenti sorrentini è fresco del grande successo nella rassegna “Estate a Napoli 2017” promossa dal Comune di Napoli, e nel “74° Anniversario delle Quattro Giornate di Napoli – Dedicate a Rober­to Bracco. Dalla parte giusta! Contro la camorra e la violenza con gli ideali della Resistenza”, mentre sono già iniziate le riprese del film, sempre con la regia di Calvino e con lo stesso cast della piece teatrale. Il ruolo centrale è affidato alla straordinaria Antonella Morea, magnifica interprete di Assunta, la bieca amica dei “Cravattari”, la boss dei quartieri, la crudeltà personificata, il destino malefico incontro al quale si avviano coloro che si rivolgono agli usurai. La storia inizia dalla fine, da quando Bianca, interpretata da Laura Borrelli, entra in un appartamento che vor­rebbe acquistare nell’imminenza del suo matrimo­nio, e incontra Rosa, Gioia Miale, che inizia a raccon­tare, in una serie di suggestivi flash-back, la storia del baratro in cui è precipitata la sua famiglia, composta dai suoi genitori, Nunzia e Gennaro, Rosa Fontanella e Pietro Juliano, a causa dei viscidi cravattari. Il finale di speranza, una candela accesa nel buio della Napoli sotterranea, richiama le coscienze al loro compito di sorveglianza dell’umanità dagli abissi del male.