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Bambini e Sole

Autore: dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Giugno 2016 in Cultura

Arriva la tanto agognata bella stagione, e si ripropone l’annoso dibattito se l’esposizione al sole sia un pericolo per gli effetti dannosi per la pelle o utile per i molti altri benefici. L’ultima notizia che arriva da uno studio svedese pubblicato sulla rivista Journal of Internal Medicine è che esporsi al sole possa allungare la vita, prevenendo le malattie cardiovascolari (infarto, ictus). La ricerca si aggiunge ai numerosi dati a nostra disposizione sugli effetti benefici del sole. Un altro studio pubblicato su Clinical Journal of the American Society of Nephrology, condotto dal Dipartimento di Medicina ed Endocrinologia dell’Università di Boston, ha trovato che l’esposizione costante al sole per due ore diminuisce fino al 50% il rischio di sviluppare tumore alla prostata, al seno e al colon-retto, mentre da una ricerca statunitense emerge che i bambini esposti al sole estivo per una media di 3-4 ore al giorno hanno un terzo di possibilità in meno di ammalarsi di sclerosi multipla, e altrettanto protettiva sul feto è l’esposizione al sole della madre durante la gravidanza. I benefici del sole sono legati principalmente al fatto che la pelle esposta alla luce solare produce la forma attiva di vitamina D, dalle molteplici proprietà metaboliche, antinfiammatorie e immunomodulanti, che la rendono capace di proteggere contro malattie infettive, autoimmuni, cardiovascolari, diabete, tumori, sclerosi multipla, oltre alla sua azione più nota sull’assorbimento del calcio e quindi la prevenzione di rachitismo, osteomalacia e osteoporosi. Ma oltre alla vitamina D, le cellule della pelle esposte al sole producono beta endorfine che sono responsabili del senso di piacere e appagamento, e forse anche della sensazione di dipendenza che diverse persone provano nell’esporsi al sole o ai raggi ultravioletti artificiali. La pelle stimolata dal sole rilascia inoltre ossido nitrico che è in grado di abbassare la pressione arteriosa. Per tutte queste ragioni è attribuita all’esposizione al sole un effetto antidepressivo (esiste in particolare un tipo di depressione, la Sad, Seasonal Affective Disorder, che colpisce in inverno, quando si passano troppe ore al chiuso), la stabilizzazione del ritmo sonno/veglia, la regolazione ormonale, il potere antisettico e battericida, la regolarizzazione della pressione, la cura di alcune malattie della pelle quali dermatite atopica e psoriasi. L’altro lato della medaglia è l’effetto nocivo del sole sulla cute, soprattutto con l’assottigliamento dello strato di ozono per l’inquinamento atmosferico. La radiazione solare contiene i raggi UVB che causano le reazioni acute da danno cellulare e infiammazione, e i raggi UVA, che combinatamente agli UVB danneggiano il DNA di diverse strutture cutanee, con effetti a medio-lungo termine di foto-invecchiamento e carcinogenesi. L’effetto negativo più immediato è l’eritema, determinato dalla dilatazione dei vasi capillari per riscaldamento e della liberazione di mediatori dalle cellule danneggiate che causano una reazione infiammatoria, fino all’ustione.
Nell’occhio gli effetti dell’esposizione acuta alle radiazioni solari sono invece la congiuntivite e la più grave cheratite. L’esposizione ripetuta Anche l´occhio può essere oggetto di effetti a lungo termine quali l’opacizzazione del cristallino (cataratta). Il più grave effetto tardivo
dell’esposizione solare prolungata è il rischio di sviluppare tumori della pelle (epiteliomi e melanomi). Il tasso di incidenza del melanoma nelle ultime tre decadi è aumentato di cinque volte, più di qualsiasi altro tipo di cancro. Con settemila casi l’anno e 1500 decessi, l’Italia si pone al terzo posto in Europa per incidenza, dopo Germania e Gran Bretagna. Risulta confermata l’associazione del tumore con le ustioni solari durante l’infanzia. Tra gli altri rischi del sole, anche un potenziale effetto immunosoppressivo, che aumenterebbe la virulenza di infezioni da virus, batteri, parassiti e funghi, o, sotto alti livelli di radiazione solare, come nei Paesi in via di sviluppo, potrebbe ridurre l’efficacia dei vaccini.
In conclusione, vantaggi e svantaggi del sole sono da collegare alla “giusta” dose di esposizione. Tale “giusta dose” varia in funzione dell’età, del tipo di pelle (fototipo), delle misure di fotoprotezione (cappellini, T-shirt, occhiali scuri, filtri solari), delle ore, stagioni e luoghi di esposizione. L’epidermide infantile, molto più sottile di quella di un adulto, è più penetrabile dai raggi solari, e la protezione data dalla melanina, che la natura ha fornito alla pelle, non è adeguata nei primi anni di vita. Inoltre i termorecettori che avvertono dell’eccessivo surriscaldamento non sono ancora ben attivi nella pelle dei bambini. Per un’esposizione al sole senza rischi, gli esperti raccomandano alcune regole d’oro:
1) Niente esposizione al sole nei primi sei mesi di vita e cautela fino a un anno.
2) Evitare per i bambini i raggi solari più intensi del range orario tra le 11 e le 16.
3) Esporsi al sole in modo graduale, dando la possibilità alla pelle di difendersi attraverso l’abbronzatura.
4) Coprire i soggetti ad alto rischio (carnagione chiara con capelli biondi o rossi e occhi chiari) con cappello a larghe falde, che ripari bene il cuoio capelluto, le orecchie, il viso e la nuca, maglietta a maniche lunghe e pantaloni lunghi, preferendo tessuti in lino o cotone, a trama stretta e doppio strato. Per i neonati, usare carrozzina con tettoia, più avanti passeggino con tettoiao con ombrellino. Usare sempre gli occhiali da sole.
5) Usare un filtro solare ad adeguato fattore di protezione per il proprio fototipo. L’applicazione delle creme protettive va rinnovata dopo 2 ore e dopo ogni immersione. E’ preferibile che i solari siano acquistati ogni anno nuovi, anche se correttamente conservati. I protettori solari non dovrebbero essere usati sui bambini al di sotto dei 6 mesi. Per evitare il rischio di allergie, prima di usare un nuovo prodotto su tutto il corpo del bambino si può saggiarne una piccola quantità sulla parte interna del polso. La crema solare va spalmata bene sulla pelle in modo uniforme, senza dimenticare le orecchie, il naso e le labbra e la zona intorno agli occhi, ma evitando il contatto con gli occhi e con le palpebre. Non mettere mai un olio sulla pelle del bambino prima del sole: potenzia la penetrazione dei raggi solari. Dopo l’esposizione al sole, è bene usare un doposole, ad azione lenitiva, antieritema, antiossidante e tonificante.                                                                                                                            6) Attenzione alle luci riflesse (sabbia, cemento, neve, acqua aumentano l’irradiazione), e ai raggi che penetrano attraverso l’ombra e le nuvole.
7) Attenzione alle altitudini (dai 300 metri sul livello del mare in su, la radiazione aumenta del 4-5%) e alle latitudini (quanto più si è vicini all’equatore, tanto più forti sono i raggi solari).
8) Se si assumono farmaci, verificare la loro capacità di dare fotosensibilità (esantemi, arrossamento, gonfiore).
9) Esaminare la pelle del bambino regolarmente, come la propria.
10) Dare il buon esempio ai bambini riguardo alla fotoprotezione.
11) Seguire una dieta ricca di frutta e verdura fresche. Il beta carotene è il nutriente più importante in quanto stimola la formazione di melanina e protegge la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari grazie al forte potere antiossidante. Tra gli alimenti a maggior contenuto di carotenoidi il posto d’onore spetta alla carota, ma abbonda anche in pesche, albicocche, meloni gialli, cocomeri, broccoli, rucola, radicchio, lattuga, cicoria, pomodoro, fragole, ciliegie, sedano.
Ricordiamo infine che la protezione della cute va effettuata non solo sulla spiaggia ma anche per strada o in auto, come ha dimostrato uno studio pubblicato da Jama Opthalmology, visto che i vetri dei finestrini laterali, a differenza dei parabrezza, non difendono dai raggi ultravioletti. Particolare cautela anche verso lampade abbronzanti, che da qualche anno anche in Italia sono vietati ai minori di 18 anni, alle donne incinte ed ai soggetti con particolari patologie che li rendono fotosensibili, per il rischio cancerogeno.