Giovedì 25 Aprile 2024, 21:19

ASCOLTARE LA VITA passa attraverso una buona alimentazione!!!

Autore: a cura della dott.ssa Tea Maione | Pubblicato Marzo 2020 in Salute

Ormai consolidata la tesi che la perdita della capacità uditiva congenita o nell’infanzia rappresenti un problema globale piuttosto rilevante. Si deve tuttavia considerare che oltre il 90 per cento dei 360 milioni di persone ipoacusiche nel mondo è composto da soggetti adulti. Le implicazioni dell’ipoacusia acquisita in età adulta, spesso vengono sottovalutate e considerate come un fattore inevitabile dell’invecchiamento. In parte i termini “presbiacusia” (dal greco presbys “vecchio” akousis “udito”) e “perdita uditiva legata all’invecchiamento” vengono mal interpretati, come se l’età, come unica fosse responsabile della perdita di funzionalità uditiva. In realtà con queste terminologie ci si riferisce alla prolungata esposizione al rumore e ad altri fattori, quali problemi di salute, farmaci ototossici, alimentazione inadeguata o scarsa, ed altro ancora, insomma ad un insieme di elementi, legati a stile di vita e genetica che, con l’avanzare dell’età, contribuiscono all’instaurarsi dei problemi d’udito.
Quelli che seguono sono considerati fattori determinanti che con l’età contribuiscono ad aumentare il rischio d’insorgenza dell’ipoacusia: forte esposizione al rumore, le origini caucasiche, il sesso maschile, assunzione di farmaci ototossici, presenza di patologie quali diabete, malattie cardiovascolari, ecc. La correlazione e la reciprocità dei fattori scatenanti fin qui elencati tende ad alimentare i rischi al di là del fattore anagrafico. Ultimamente sta fortunatamente cambiando l’atteggiamento che sminuisce il problema della perdita della capacità uditiva, considerandola come evento “ineluttabile” della vita. Sono sempre più numerose le ricerche che dal punto di vista clinico convalidano l’associazione tra l’ipoacusia e il rischio più elevato di cadute e di declino cognitivo. Stiamo assistendo ad una maggiore attenzione nei confronti dell’organo dell’udito e dell’ipoacusia, in quanto la prevenzione e la salute uditiva stanno diventando finalmente temi che intervengono sulla salute pubblica a livello globale.
Alcuni studi clinici hanno evidenziato che le condizioni nutrizionali e l’attività fisica sono correlate ad un invecchiamento sano, che contribuisce a ridurre il rischio di declino cognitivo e di cadute come ampiamente trattato in uno studio che iniziava da altri nel 1997 e approfondito da Gagliardi nel 2016. Sebbene il rapporto tra perdita sensoriale (vista e udito), alimentazione, attività fisica e invecchiamento sano appaia evidente, la ricerca specifica che analizza l’interazione tra dieta, attività fisica e udito è attualmente ancora scarsa. Uno dei primi tentativi di esaminare l’influenza` dell’alimentazione sull’udito è stato condotto dal chirurgo Samuel Rosen, oltre 50 anni fa. La ricerca di Rosen si è basata sui dati raccolti con la tribù Mabaan, in Sudan. La tribù viveva in ambienti relativamente privi di rumore, si alimentava con una dieta frugale e non conosceva quasi l’esistenza di malattie cardiovascolari. Gli esami audiometrici hanno evidenziato la loro capacità uditiva, fino ad un’età di almeno ottanta anni, essere normale. E’ emerso solo un declino con il progredire degli anni, sulle alte frequenze, coerente dunque con la presbiacusia, ma le soglie di udibilità, nonostante tutto, a tutte le età sono risultate migliori di 25 dB HL.
A partire da questa ricerca, alcuni studi hanno esaminato la relazione tra alimentazione e udito negli esseri umani. Alcuni studi si sono concentrati sulle carenze specifiche di determinati nutrienti o sulla loro inadeguatezza, correlandola alla perdita uditiva. Altri, invece, hanno analizzato l’assunzione troppo elevata di alcune sostanze e nutrienti. In generale, tutte queste ricerche hanno dimostrato che i regimi alimentari inadeguati, sotto il profilo dei micronutrienti, possono essere correlati ad un aumentato rischio di ipoacusia. Le diete ad alto apporto calorico, ad alto contenuto di lipidi (particolarmente quelli sa) ed il consumo di cibi ad alto indice glicemico aumentano il rischio di perdita uditiva; mentre le diete ricche di vitamine del complesso B e di nutrienti con proprietà antiossidanti possono, invece, ridurlo . Non esiste tuttavia ancora alcuna evidenza che un particolare super nutriente sia in grado di preservare l’udito. Tale affermazione appare del tutto sensata, dal momento che la funzionalità del nostro apparato uditivo, come del resto di tutto il nostro corpo, dipende da una serie di biochimici molto complessi.
La necessità di una dieta variata e ricca di nutrienti è fondamentale. La domanda è: come possiamo alimentarci effettivamente in modo sano? I meccanismi degli integratori alimentari ed il loro ruolo nel prevenire le malattie croniche, per invecchiare bene preservando l’udito, sono ancora poco noti. La popolazione target a cui rivolgere le strategie di prevenzione e d’intervento è piuttosto critica. Gli individui e le popolazioni che sono carenti di nutrienti specifici possono trarre giovamento dall’integrazione nella loro alimentazione di supplementi, arricchendo, ad esempio, gli alimenti o assumendo capsule, pillole o iniezioni. Il primo nutriente ad essere aggiunto di notevole importanza è stato lo iodio, che a partire dai primi anni 20 ha cominciato ad essere addizionato al sale. Tuttavia, il ruolo degli integratori alimentari per le popolazioni senza vere e proprie carenze nutrizionali è ancora poco chiaro. La meta-analisi degli anti, assunti come integratori per prevenire le malattie croniche, non ha dimostrato alcun beneficio protettivo, ma, anzi, eventuali conseguenze dannose nelle popolazioni ben nutrite. Prove di simili influssi negativi degli integratori sono state segnalate da Curhan nel 2015 riguardo, ad esempio, l’interazione tra vitamina C e udito.
Oltre all’inadeguatezza di alcuni regimi alimentari dal punto di vista nutritivo, una complicanza è costituita dal consumo eccessiva di cibi malsani ed ipercalorici. Gli integratori non possono purtroppo contrastare i danni di una dieta malsana o di uno stile di vita sedentario. Questo non significa che non abbiano un ruolo importante, che consentano di invecchiare bene e in salute proteggendo di conseguenza il nostro udito, ma dobbiamo essere consapevoli dei loro limiti.
L’impiego degli antiossidanti, come otoprotettori, ad esempio, può essere un’efficace strategia d’intervento, mirata nei casi di perdita uditiva indotta dal rumore, ma ciò non significa che utilizzarli a lungo termine possa recare benefici per tutta la vita e proteggerci dall’ipoacusia.
Dobbiamo poi menzionare che in ambito scientifico sono emerse notevoli perplessità circa l’assunzione a lungo termine di antiossidanti, mentre al momento nessuno studio ha dimostrato che gli antiossidanti naturalmente contenuti negli alimenti (quindi, non da integratori) abbiano conseguenze negative. Oltre a ciò il livello di attività fisica sembra comunque essere un fattore significativo.