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Balbuzie…Primaria o Secondaria?

Autore: a cura del dott.sa Mariarosaria d’Esposito | Pubblicato Novembre 2021 in Salute

La balbuzie è un disturbo spasmodico ed intermittente della fluenza verbale, interrotta da ripetizioni o prolungamenti di suoni.
Può accompagnarsi a tensioni fisiche (i cosiddetti “tic”) ed è spesso causa di frustrazione e fonte di grande ansia. Scompare del tutto solo nel canto e nella voce afona (sussurrata). La sintomatologia peggiora, invece, in situazioni ambientali ed emotive stressanti, in caso di affaticamento ed apprensione.
Esistono diverse teorie sull’eziologia della balbuzie, ma nessuna è in grado da sola di giustificare la complessità del problema: fattori di natura genetica e particolari condizioni ambientali e psicologiche, facilitano la predisposizione del soggetto.
L’insorgenza della balbuzie, nella maggior parte dei casi, risulta precoce (tra i 2 e i 5 anni): il bambino alterna periodi di difficoltà verbale, ad altri di maggiore fluenza. Questa fase coincide, come epoca, con la cosiddetta “balbuzie primaria” presente, in maniera più o meno marcata, in tutti i bambini ed assolutamente fisiologica e benigna; rappresenta l’iniziale esitazione legata ad un linguaggio ancora acerbo e non perfettamente strutturato. Le ripetizioni, gli arresti e le esitazioni regrediscono del tutto nel momento in cui le capacità espressive del bambino si affinano.
Il permanere della sintomatologia e la conseguente fissazione determina l’insorgenza di “balbuzie secondaria”.
Ma come distinguere un problema di balbuzie fisiologica, legata all’età, da un problema di balbuzie vera e propria?
Dall’analisi del linguaggio del bambino possiamo desumere comportamenti “a rischio”. La presenza di alcuni elementi può risultare particolarmente significativa per la diagnosi differenziale:
le pause e le revisioni (riformulazioni della stessa parola) sono comportamenti verbali frequenti nei bambini in fase di apprendimento del linguaggio, quindi assolutamente innocui
la ripetizione di parole monosillabiche è consueta nei bambini fino al terzo anno di età, pertanto risulta un dato assolutamente non significativo
le interruzioni della fluenza e i prolungamenti di vocale risultano, invece, meno frequenti e la loro presenza dovrà essere valutata con attenzione
le repentine modifiche della velocità di eloquio e le alterazioni del ritmo possono essere motivo di preoccupazione
le interruzioni del regolare ritmo respiratorio e l’eccessiva tensione della muscolatura della bocca e delle labbra sono decisamente indicativi di un’evoluzione in senso negativo.
L’intervento terapeutico in epoca precoce ha carattere prevalentemente preventivo. L’attenzione è focalizzata soprattutto sul rapporto del bambino con i genitori e con gli adulti di riferimento. È necessario che il genitore conosca il problema e capisca come poter essere d’aiuto al proprio figlio, individuando i comportamenti da modificare e quelli eventualmente da rinforzare.
Bisognerà analizzare:
il comportamento del genitore quando ascolta: spesso tale capacità deve essere affinata in senso qualitativo e quantitativo
la comunicazione non verbale, la modulazione della voce, l’atteggiamento posturale, il contatto oculare, la mimica, la gestualità ed infine la pressione temporale, intesa come mancato rispetto dei tempi di risposta e l’anticipazione influiscono in maniera fortemente negativa
comportamenti comunicativi verbali del genitore: è fondamentale che il genitore fornisca un modello verbale adeguato ed un esempio di corretto approccio comunicativo.
Dinamiche familiari più adeguate e il contenimento dello stress ambientale aiuteranno il bambino ad evolvere ed esprimere il proprio pensiero e ridurranno, nel contempo, il rischio che si configuri e si fissi, una balbuzie secondaria.