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Dottoressa io non è che non ci sento, io non capisco le parole!

Autore: Marianna Grazioso De Pascale | Pubblicato Novembre 2016 in Salute

Cosa vuol dire realmente sentire i suoni, ma non comprendere le parole?
Si tratta di IPOACUSIA (ipo=basso, acusia dal greco κουσις=udito), ovvero ridotta percezione di alcuni suoni a frequenze ben determinate, diversa dalla sordità che implica invece la perdita di tutti i suoni (cofosi). L’ipoacusia determina una difficoltà nel riconoscimento di suoni e parole riducendo la capacità di comprensione.
La funzione uditiva è fondamentale per mettere in comunicazione l’individuo con l’ambiente circostante, la sua diminuzione comporta notevoli limitazioni comportamentali e sociali, incidendo così sulla qualità della vita del soggetto stesso.
Poiché si parla di una varietà di suoni, ognuno con caratteristiche di frequenza ed intensità diversa, non deve meravigliare se l’abbassamento di udito sia differente da persona a persona.
Una delle principali cause è il naturale invecchiamento del sistema uditivo, che determina un ridotta capacità di sentire, detta “presbiacusia”. È stato dimostrato che il deterioramento dell’udito inizia molto presto, dall’età di 18 anni circa. L’udito è continuamente soggetto ad un fisiologico indebolimento progressivo, infatti fin dopo la nascita l’organo del corti, contenuto nella coclea – facente parte dell’orecchio interno - subisce delle modificazioni peggiorative.
Gli uomini sono colpiti più frequentemente rispetto alle donne.
La perdita dell’udito comporta una perdita della soglia uditiva di
almeno 40 decibel inizialmente alle alte frequenze, che si estende lentamente e progressivamente anche alle basse frequenze. Con il passare degli anni compare una ridotta intellezione dei messaggi vocali, inizialmente in ambiente rumoroso poi in tutte le condizioni. La manifestazione clinica dell’invecchiamento dell’apparato uditivo è descritta come abbassamento dell’udito bilaterale e progressivo. Talvolta all’abbassamento dell’udito si associa un altro fenomeno definito acufene, ovvero la percezione di rumori persistenti, fastidiosi in una o in entrambe le orecchie, oppure nella testa, anche se dall’esterno non proviene alcun suono.
Il presbiacusico solitamente ha difficoltà ad udire il trillo di un telefono, il suono di una sveglia o il cinguettio degli uccelli. Capita molto spesso che il soggetto ricada in stati di depressione indotta proprio dalla difficoltà di entrare in comunicazione con le altre persone.
Quanto prima si affronta e si gestisce l’ipoacusia, tanto più facile sarà il trattamento. Il cervello è l’organo preposto al senso dell’udito; quanto più a lungo esso rimane senza ricevere suoni, tanto più difficile sarà istruirlo a udire e riconoscerli di nuovo. Gli apparecchi acustici, al di là di innumerevoli funzioni, svolgono un ruolo primario fondamentale in questa affezione poiché riducono od evitano totalmente questi progressivi esiti negativi grazie alla precisa capacità di correggere e compensare il deficit uditivo responsabile della ridotta intellegibilità.
“Invecchiando mi capita sempre più spesso di parlare da sola. Mi dicono di non preoccuparmi, che è normale e capita a tutti. Ma il problema è che non riesco più a sentire quello che dico!”