
SORDITA’ INFANTILE: il delicato compito dell’audioprotesista nella protesizzazione

La protesizzazione del bambino rappresenta l’intervento più complesso e forse più difficile in campo audiologico, poiché il piccolo paziente non è in grado di esprimere direttamente i propri giudizi su decisioni terapeutiche che permettono di ottenere risultati eclatanti solo a lungo termine. Obiettivo della prescrizione protesica nel bambino è raggiungere una confortevole udibilità dei suoni ambientali e del parlato. La prescrizione della protesi è di competenza dell’audiologo, tuttavia nel bambino la decisione non deve essere assunta da una sola persona, ma deve coinvolgere l’audiometrista, l’audioprotesista, il logopedista e i GENITORI, in modo da ottenere i risultati migliori. La perdita uditiva, l’età del bambino, il suo sviluppo motorio determinano la scelta del tipo di protesi. E’ necessario dare al piccolo paziente i p o a cusico un’elevata amplificazione del segnale sonoro, in modo da potenziare la percezione di quelle informazioni acustiche necessarie per sviluppare l’apprendimento del linguaggio orale. Le modalità di applicazione variano, naturalmente, da caso a caso: è importante però che l’audioprotesista unisca la fermezza alla dolcezza in tale operazione.
L’apparecchio deve essere presentato con naturalezza, senza drammatizzare il momento delicato. Il bambino dovrà avere la possibilità di osservarlo, toccarlo, manipolarlo e scoprirlo. Una volta applicata la protesi, il piccino si trova immerso in un mondo di suoni a lui sconosciuti. Le sue espressioni di meraviglia, i suoi atteggiamenti giocosi sono molto spesso la dimostrazione di quanto sia facile superare il “fastidio” della procedura meccanica appena messa in atto. Il piccolo paziente deve abituarsi gradualmente a portare le protesi acustiche. Inizialmente il tempo di applicazione sarà di 30 minuti, poi di qualche ora, fino via via ad aumentare arrivando all’intero arco della giornata. L’adattamento dipende da bambino a bambino: c’è chi le indossa subito tutto il giorno, chi invece ha più difficoltà ad abituarsi. L’esperienza ci porta ad affermare che più il bambino è piccolo e più è facile per lui adattarsi all’apparecchio acustico: è egli stesso, infatti, che lo cerca al mattino quando si sveglia, che protesta quando gli viene tolto, che si accorge quando non funziona, ecc..
Un impianto cocleare (coclea artificiale, orecchio bionico) è un orecchio artificiale elettronico in grado di ripristinare la percezione uditiva nelle persone con sordità profonda, ed è utilizzato quando le protesi acustiche non ottengono il risultato sperato (Wikipedia). Secondo le più recenti linee guida nel caso di bambini di età compresa tra i 12 e i 24 mesi le indicazioni all’impianto cocleare sono rappresentate da una sordità profonda bilaterale con scarso beneficio da una protesizzazione tradizionale dopo un periodo sufficientemente prolungato (almeno 6 mesi) di utilizzo della protesi acustica e di riabilitazione logopedica.
Una delle variabili più importanti nel condizionare le prestazioni post impianto del bambino è l’età al momento dell’impianto. Dopo i 3 anni di vita la plasticità cerebrale si riduce e ancora di più dopo i 7 anni per poi scomparire completamente dopo i 10 anni; pertanto più precocemente viene eseguita la procedura d’impianto e minori saranno le problematiche di deprivazione sensoriale e maggiore lo sviluppo delle abilità percettive e della produzione verbale. Pertanto c’è attualmente l’orientamento ad eseguire l’impianto cocleare tra i 12 ed i 18 mesi. Dopo i 6 anni di vita, in bambini con sordità profonda che hanno presentato scarso beneficio protesico, i risultati sono marcatamente inferiori.
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