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Bollette a 30 giorni: tutti gli inganni e come difendersi

Autore: FONTE laleggepertutti.it a cura di Ferraiuolo Giuseppe | Pubblicato Marzo 2018 in Scelti per te

Bollette beffa: si ritorna alla fatturazione a 30 giorni, ma le bollette sono più care. Ci sono, inoltre, altri trucchi ed inganni. Vediamo cosa sapere per difendersi:
Lo avevamo già detto: a 30 giorni, ma con aumenti. Che fare?: dal trucchetto della fatturazione a 28 giorni alla beffa delle bollette a 30 giorni il passo è stato davvero breve. Ecco, in sostanza, cosa è successo: la legge ha detto no alle bollette a 28 giorni, imponendo il ritorno alla fatturazione a 30 giorni. Ma … fatta la legge trovato l’inganno: d’ora in poi le bollette saranno 12 all’anno, ma più care per coprire i costi della 13esima fattura. Tutto ciò si traduce in una vera e propria beffa per gli utenti, che continueranno a vedere svuotate le proprie tasche per arricchire quelle delle compagnie telefoniche. In sintesi: vero è che le bollette sono tornate ad essere a 30 giorni, anziché 28. Il tutto però si traduce in una vittoria di Pirro, in una sorta di presa in giro, ciò in quanto le bollette a 30 giorni sono comunque più care. Attenzione, però, che non è finta qui. Oltre alla beffa della bollette a 30 giorni, ma più care, sono molti altri i trucchetti e gli inganni ideati dalle compagnie telefoniche per lucrare ai danni degli utenti. Di tanto parleremo nel presente articolo. Prima però si segnala che, con molta probabilità, ad aprile cominceranno ad arrivare i tanto attesi rimborsi. I rimborsi, tuttavia, non arriveranno sotto forma di denaro, ma di giorni gratis. Per saperne di più leggi: Bollette a 28 giorni: rimborsi in arrivo ad aprile.

Il trucchetto delle bollette a 28 giorni
Uno dei temi più dibattuti di quest’ultimo periodo è stato sicuramente quello concernente la fatturazione a 28 giorni. Stiamo parlando del famosissimo “trucchetto” ideato da molte compagnie telefoniche (tra cui Tim, Wind, Tre, Vodafone e Fastweb e anche dalla pay tv Sky) per lucrare ai danni degli utenti, che – del tutto ignari – hanno contribuito a gonfiare le tasche delle aziende telefoniche svuotando le proprie. Questa pratica è stata dichiarata illegittima, anche se non è stato facile metterla al bando. Sul punto, infatti, è dovuta intervenire dapprima l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ed in seguito anche il Governo . Solo così si è potuta porre la parola «fine» a quello che, per lungo tempo, ha rappresentato un vero e proprio inganno. Ed infatti, pagare una bolletta telefonica ogni 28 giorni anziché con cadenza mensile ha rappresentato per molto tempo la normalità ed è parso quasi indifferente per gli utenti. In realtà – calcolatrice alla mano – così facendo, ogni utente ha letteralmente regalato ogni anno alla propria compagnia telefonica il pagamento di una bolletta non dovuta. Pagare una bolletta telefonica ogni 28 giorni anziché con cadenza mensile, a conti fatti, significa pagarne 13 e non 12 in un anno. Tradotto in denaro: il rincaro per il cittadino si aggira intorno all’8,6% in più ogni anno, mentre l’illegittimo guadagno per la compagnia telefonica corrisponde ad una vera e propria tredicesima.

La beffa delle bollette a 30 giorni
La nuova legge, tuttavia, non ha fatto nemmeno in tempo a vedere la luce che già è stata aggirata.  Ed infatti, gli operatori si sono adeguati, certo. Le bollette, da 13 all’anno che erano diventate, tornano a essere 12. Ma per i cittadini non c’è nulla di cui gioire, poiché si tratta di una vera e propria presa in giro. Ciò in quanto , se è vero che il numero delle fatture diminuisce, è vero anche che il singolo importo è stato aumentato dell’8,6%. Così la spesa an­nuale per gli utenti rimane esattamente la stessa (quella che per effetto dell’escamotage delle quattro settimane era già stata tacita­mente incrementata proprio dell’8,6%). Le compagnie telefoniche, dunque,  formalmente rispetteranno la legge, ma sostanzialmente continuano tutt’ora a lucrare sulle tasche dei propri utenti, per i quali nulla cambia a livello di spesa. La spesa, anzi, aumenta! Aggirando la norma, infatti, viene reso stabile l’aumento ottenuto con l’introduzione delle bollette a 28 giorni. Con un peggioramento: la stessa cifra che prima l’utente pagava in 13 «rate», ora la pagherà in 12. Ma i trucchi e gli inganni non finiscono qui. Vediamo perché.

Bollette a 30 giorni, ma più care: doppio danno e doppia beffa
In realtà la situazione per gli utenti non rimane identica, ma peggio­ra ulteriormente. Infatti, senza aumentare in proporzione i servizi offerti, il ritorno alla fatturazione mensile si trasforma in un ulteriore aumento dell’8,6% ai danni dei consumatori. Con il risultato che il rincaro totale di­venta del 17,2%. Spieghiamo perché, conti alla mano.
Chi aveva, per esempio, un contratto che includeva 500 minuti di chiamate ogni quattro settimane, usufruiva di 6.500 minuti complessivi all’anno. Ora che i 500 minu­ti tornano ad essere accreditati ogni mese (quindi due o tre giorni dopo), i minuti an­nuali disponibili per le chiamate diventano 6.000. Con la conseguenza che il costo del singolo minuto diventa maggiore. E lo stesso vale per il corrispettivo degli sms e del traf­fico dati. Insomma, la nuova legge è stata interpretata dalle società di telecomunicazioni come un’occasione in più per lucrare sulle tasche dei consumatori. Per gli utenti, quindi: dop­pio danno, doppia beffa.

Bollette beffa: sforamenti e costi extrasoglia
Ma non è tutto. Come detto, ora le bollette saranno 12 e non più 13. Tuttavia, la quantità di minuti, messaggi e giga inclusi nell’offerta non viene aumentata. Dunque, se prima le offerte venivano erogate per 13 volte l’anno, d’ora in poi verranno, invece, attivate 12 volte l’anno e bisognerà farsele bastare per un maggior numero di giorni. Risultato:  diven­ta più facile per l’utente sforare. Questo si trasforma in un ulteriore vantaggio per gli operatori, perché così possono applicare salatissimi costi extrasoglia. E qui casca l’asino: telefonare quan­do si è esaurito il traffico incluso nel proprio piano tariffario può costare fino a 29 centesimi al minuto (Wind e Tre), e per­fino prevedere uno scatto alla risposta di 20 centesimi (Vodafone e Tim).
Per navigare si arriva al costo supplementare di 2 euro ogni 20 megabyte (come per Wind, Tre e Vodafone): una cifra spropositata se si pensa che esistono offerte delle stesse compagnie telefoniche che garantiscono 30 giga — cioè un quantitativo di traffico millecinquecento volte maggiore — al costo mensile di 10 euro.

Bollette beffa: controllo credito residuo a pagamento
Per sfuggire al pericolo di sforamento non resta che controllare spesso il credito residuo. Ebbene: ci sono ­provi­der che hanno trovato il modo di lucrare anche su questa pratica, classificando questa operazione come servizio a paga­mento. Vodafone, ad esempio, fa pagare la chiamata per sapere quanto credito è rimasto 19 centesimi al minuto, con un scatto alla risposta di altri 20 centesimi.

Bollette beffa: costi aggiuntivi per servizi non richiesti
Per non parlare, poi, dell’ampio spettro di costi aggiuntivi riguardanti i servizi non richiesti che l’utente trova già attivati sulla Sim al momento della sottoscrizione del contratto. Alcuni possono essere successiva­mente bloccati, è il caso del servizio “ti ho cercato” o della segreteria telefonica, ma le disattivazioni sono rese spesso macchinose.
Ci sono poi gli abbonamenti che si possono attivare inav­vertitamente mentre si naviga online o si utilizza un’app. A volte basta solo esercitare sullo schermo un po’ di pressione in più nel posto sbagliato e il gioco è fatto. Risultato? Credito prosciugato.
Si tratta di voci che procurano risorse infinite alle compagnie telefoniche, per le quali è spesso più conveniente pagare una multa (benché salatissima) all’Antitrust, piuttosto che rinunciare ad ingentissimi guadagni.

FONTE laleggepertutti.it