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Perchè allenare i polpacci?

Autore: a cura del dott. Domenico Aliperta | Pubblicato Maggio 2021 in Salute

Polpacci. Già la fonia del vocabolo induce ad un istinto mordace. Un bel polpaccio rende la gamba femminile estremamente attraente, nel maschio rende l’intera figura molto virile.
Se prestate attenzione agli affreschi rinascimentali e a quelli dell’alto medioevo, per non parlare della statuaria greca, noterete la prevalenza dei muscoli della gamba su tutti gli altri. Minore è il volume genitale raffigurato, maggiore è lo sviluppo della muscolatura della gamba dipinta o scolpita. In questo caso il polpaccio diventa un attributo sessuale prettamente maschile. Nell’arte figurativa femminile la gamba è sempre leggermente flessa, postura adatta a mostrare la bellezza delle proporzioni della gamba.
Ora dall’arte passiamo all’anatomia descrittiva. Il polpaccio è costituito da due potenti e resistenti muscoli alloggiati sulla parte posteriore della tibia. Il soleo ha origine dalle superficie posteriori della testa del perone e dal margine mediale della tibia e termina con il tendine del gastrocnemio sulla superficie posteriore del calcagno. La sua funzione è la flessione plantare dell’articolazione della caviglia; è innervato dal nervo tibiale di L5 S1 S2. L’altro muscolo è il gastrocnemio che possiede due ventri muscolari, l’uno detto capo mediale, origina dalla parte prossimale e posteriore del condilo mediale e parte adiacente del femore, capsula dell’articolazione del ginocchio. Il capo laterale origina dal condilo laterale e superficie posteriore del femore, capsula dell’articolazione del ginocchio. Terminano nella parte media posteriore del ginocchio. La loro azione è la flessione plantare dell’articolazione della caviglia e coaudia la flessione del ginocchio. Facciamo una precisazione, il muscolo soleo esplica la sua massima forza e funzionalità a ginocchio flesso; il gastrocnemio a ginocchio teso.
Ora passiamo all’allenamento. Partiamo con il gastrocnemio: ci serve una parete e dei libri o altro da porre sotto i piedi per creare un dislivello che varia da due a cinque centimetri. Appoggiamo le mani alla parete, saliamo sull’appoggio di fortuna con l’avampiede, lasciando libero il tallone che tende ad abbassarsi verso il suolo, le ginocchia restano dritte, la schiena ferma e in postura perfetta, il movimento da fare è forzare sull’avampiede, sollevando il corpo e abbassare a gamba tesa il tallone verso il suolo. Condurre il movimento lentamente fino a sentire il polpaccio che brucia, riposarsi e ripetere per tre volte. Il soleo: munirsi di una sedia e dell’appoggio utilizzato prima, sedersi, appoggiare l’avampiede sull’ appoggio e spingere verso l’alto il tallone, abbassare lentamente il tallone fin quasi al pavimento e risalire finché il polpaccio non brucia. Riposarsi e ripetere per tre volte.
“No pain no gain”

Domenico Aliperta
Dott. In Scienze delle Attività Motorie Preventive - Adattative - Riabilitative
Cell. 33343064530
emai. domenico.aliperta@gmail.com