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Squid game: la serie cult dei giovani che fa tremare i genitori

Autore: a cura del dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Dicembre 2021 in Attualità

Squid game è una serie televisiva coreana distribuita in tutto il mondo sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 17 settembre 2021. Il “gioco del calamaro”, traduzione del titolo della serie nonché una delle prove più crudeli e violente della narrazione, è costituito da nove episodi che seguono la storia di un gruppo di 456 persone della Corea del Sud. Questi individui, perseguitati dai creditori perché indebitati fino al collo e vittime di pesanti storie di vita piene di dolori e disperazione, accettano l’invito di un uomo misterioso di partecipare a una gara in cui il vincitore si aggiudica un’enorme somma di denaro. In palio 45,6 miliardi di won (₩), pari a circa 33 milioni di euro: una cifra che risolverebbe i loro problemi e cambierebbe la loro grama vita. Portati in un luogo sconosciuto, un’isola deserta, i giocatori sono spogliati dei loro abiti e tutti abbigliati con una tuta verde che li massifica e uniforma privandoli della loro identità, mentre sono tenuti costantemente sotto controllo da guardie vestite di rosso. L’aspetto tragico è che la gara è un mortale gioco di sopravvivenza, fatto di sfide fisiche e psicologiche che prevedono punizioni sadiche e cruente in caso di sconfitta, compresa la morte che fa parte del rischio del gioco. La vittoria passa per la morte violenta degli altri concorrenti e ogni morte aggiunge soldi al montepremi finale. Il motto disumano e crudele sembra essere: “la tua morte per la mia vita”. In realtà, si scopre che i concorrenti sono stati reclutati da un gruppo di miliardari annoiati che vogliono divertirsi ad osservare il loro terrore nel vedere in faccia la morte. Le pericolose attività a cui devono prendere parte i concorrenti sono paradossalmente la riproduzione di famosi e tradizionali giochi per bambini, come “Un due tre stella” o il tiro alla fune. In maniera macabra, l’innocenza dei giochi d’infanzia viene legata al sangue, al massacro e alla morte.
La serie appare come una calzante metafora della società contemporanea e una feroce critica alla realtà capitalistica dove il denaro regna su qualunque altro valore, l’individuo viene concepito alla stregua di una pedina, la vita perde ogni significato e le persone sono annichilite e schiacciate dal peso del potere economico che governa le esistenze. Colpisce che ai malcapitati viene sempre offerta la scelta se continuare a giocare, ma la loro disperazione prende sempre il sopravvento sul rispetto del valore della vita.
La serie sta avendo un successo planetario, che ne ha fatto un fenomeno di massa. Ha registrato 111 milioni di visualizzazioni dopo soli 28 giorni dal suo debutto sulla piattaforma e rappresenta la più vista di sempre tra le serie originali Netflix. A ottobre 2021 occupa il primo posto in 94 Paesi nella top 10 delle serie più popolari sul canale.
Netflix ha registrato un boom di abbonamenti non attesi proprio grazie all’interesse mondiale suscitato dalla serie coreana. I video che su TikTok parlano della serie hanno raccolto 30 miliardi di visualizzazioni. Netflix sta pensando di ampliare il marchio, creando un videogame del genere “battle royale”, simile ai famosi Fortnite e Pubg, mentre si sta organizzando uno Squid game “reale”, con concorrenti dal vivo, ovviamente senza violenza.
Molti osservatori si interrogano sulle ragioni di questo successo, soprattutto della straordinaria presa che sta avendo sugli adolescenti. Indubbiamente la serie risulta nuova e creativa, con una narrativa serrata e ricca di tensione. La competizione per la sopravvivenza su cui si basa la storia attira interesse attingendo all’aspetto più viscerale e primitivo dell’indole umana.
Colpisce l’attenzione e la fantasia anche la scenografia, talmente impattante e oppressiva, tra immagini surreali, atmosfere cupe, suggestioni della suddivisione geometrica degli spazi, colori nitidi, labirinti, salite e discese, da essere considerata co-protagonista della narrazione. Si ritiene che la scenografia sia stata pensata apposta per incidere in modo sottile e insidioso sulla psicologia dei personaggi.
Forte valore simbolico hanno: il dormitorio, dove i letti a castello sono affastellati come se le persone fossero ridotte a oggetti accatastati negli scaffali; la scala a forma di labirinto che i partecipanti attraversano per accedere alle arene, inquietante nonostante le rassicuranti tinte pastello; la sala d’attesa di un bianco abbacinante a testimonianza della spoliazione di identità e futuro; le arene da combattimento dove il tema costante è la discrasia tra lo spazio evocato legato ai ricordi infantili di innocenza e purezza e la violenza delle attività che vi si svolgono dense di sangue e morte.
Il timore degli adulti è che questi contenuti forti, nelle immagini come nel significato, possano influire negativamente sulla mente di bambini e ragazzi. Anche perché molti studi dimostrano che la violenza è contagiosa, essendo insiti nell’animo umano la tendenza aggressiva e lo spirito di emulazione.
Una ricerca della Ohio State University condotta su un campione di 5.913 adolescenti partecipanti allo studio National Longitudinal Study of Adolescent Health (ADD Health) e pubblicata sull’American Journal of Public Health ha stimato che la probabilità di trasmissione di comportamenti violenti da un adolescente all’altro arrivi al 183%.
Nelle scuole del Belgio sono stati segnalati diversi casi in cui minori sono stati responsabili di bullismo prendendo a schiaffi e frustate i coetanei che perdono nella prima prova della serie, Un-due-tre-stella.
Dall’Australia il caso di gravi ustioni su tutto il corpo per tre bambini che avevano visto il video, diventato virale su Tik Tok, della creazione in casa dei “biscotti in scatola” coreani. Questa sfida appare nel terzo episodio di Squid Game, dove i protagonisti devono estrarre il biscotto, composto da zucchero sciolto e cera, da una scatola in metallo rotonda senza romperlo, in modo da formare forme specifiche come quadrati, triangoli o stelle. Tentando di emulare quanto visto nel video TikTok, questi bambini si sono versati addosso un composto di zucchero caldo e cera d’api, restando gravemente ustionati in quanto il prodotto trattiene molto calore e si attacca profondamente alla pelle.
In Italia, sono arrivate diverse segnalazioni all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) e ai garanti regionali e delle province autonome a proposito di minorenni che nei propri giochi si ispirano a Squid game dando luogo ad atti di bullismo e violenza verso coetanei. In conseguenza di ciò, la Fondazione Carolina (dedicata a Carolina Picchio, prima vittima acclarata di cyberbullismo nel nostro Paese) si è fatta promotrice di una petizione su change.org dal nome “Fermiamo lo Squid Game: giochi mortali emulati dai bambini” indirizzata alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, all’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e a Netflix Italia per chiedere la rimozione della serie dal catalogo italiano del sito.
La petizione ad oggi ha ottenuto oltre 10.000 sottoscrizioni. E’ vero che la serie è vietata sotto i 14 anni e che i genitori, trattandosi di video diffusi da una piattaforma di streaming, possono attivare sistemi di parental control (“filtro famiglia”), messi a disposizione proprio da Netflix, ma i giovanissimi possono comunque visualizzarne sequenze condivise sui social o su YouTube. Il mondo attuale della comunicazione, fatto di piattaforme interconnesse, rende improbabile l’efficacia di un intervento di censura, che potrebbe viceversa alimentare curiosità e desiderio di vedere a tutti i costi i filmati.
Sembra più utile che genitori ed educatori aprano la discussione con i ragazzi sui motivi per i quali sono affascinati dai temi della competizione, della crudeltà, delle differenze sociali e della morte, sul significato del prodotto artistico che può essere di denuncia, descrizione, immaginazione, riflessione, ma non è lecito o sensato voler riprodurre nella vita reale, sull’inalienabilità della cultura dei diritti e del valore del rispetto reciproco affinché la società possa continuare a dirsi civile.
Sono i giovani frustrati dall’assenza di valori e di legami affettivi significativi, preda passiva di sentimenti e stati d’animo negativi, vittime di un senso di vuoto interiore, che possono trasformare la visione di uno spettacolo in uno stile di vita a rischio. E su queste categorie di adolescenti in particolare che deve puntare la prevenzione.
In linea con questa visione, le raccomandazioni della Polizia di Stato, pubblicate sulla pagina Facebook: “Ricordate che la serie Squid Game è stata classificata come VM 14; valutate se possa essere utile guardare la serie prima di esprimere assenso o dissenso alla visione dei vostri figli che hanno più di 14 anni; parlate in famiglia della serie, in modo che i ragazzi siano preparati ad eventuali commenti e discussioni con i coetanei; ricordate ai bambini/ragazzi che quanto rappresentato nelle serie è frutto di finzione e che la violenza non è mai un gioco a cui partecipare; tenete sempre vivo il dialogo sui temi dell’uso delle nuove tecnologie; se avete contezza che stanno circolando tra i bambini/ragazzi giochi violenti che imitano quelle ritratte nella serie, non esitate a segnalare la cosa a www.commissariatodips.it.“