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Cambiare le vecchie lire in euro

Autore: Pierluigi D'Apuzzo | Pubblicato Marzo 2016 in Attualità

Per cambiare le vecchie lire in euro ci vuole una legge. Ma intanto si può fare la domanda.
La legge 289 del 2002 aveva previsto all’art.87 che la conversione delle lire aventi corso legale poteva avvenire a richiesta degli interessati fino al 28 febbraio 2012.
È però accaduto che il Governo Monti, per contrastare speculazioni e operazioni di riciclaggio di denaro e soprattutto per anticipare l’iscrizione a bilancio dello Stato del “guadagno” di circa un miliardo e duecento milioni derivante dalla mancata conversione, ha previsto con l’articolo 26 del Decreto Legge n.121 convertito con modificazioni, dalla Legge n. 214/2011 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre 2011 che “le lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell’Erario con decorrenza immediata” e che “il relativo controvalore è versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere assegnato al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato”.
A partire dal giorno successivo la pubblicazione, quindi, le vecchie lire si sono prescritte. La mossa ha spiazzato coloro i quali erano in possesso di lire e che intendevano chiedere il cambio entro il termine originario del 28 febbraio 2012. Alcuni interessati hanno intentato ricorsi sollevando la questione di legittimità costituzionale riguardo il decreto legge che avrebbe violato il principio di affidamento e di certezza del diritto espressi negli articoli 3 e 97 della Costituzione.

La Sentenza 216/15 emessa dalla Corte Costituzionale il 5 novembre scorso ha riaperto i giochi dichiarando illegittimo il citato articolo considerandolo non rispettoso dell’articolo 3 della Costituzione per aver abbreviato all’improvviso un termine, quello del 28 febbraio 2012, che per nove anni e nove mesi non era stato toccato e sul quale i detentori di lire facevano legittimamente affidamento anche in virtù del lungo tempo trascorso senza alcuna modifica dell’assetto normativo regolatore del rapporto. Nemmeno l’impellente necessità di ridurre il debito pubblico può giustificare la lesione di aspettativa tanto consolidata, afferma la Corte. La mossa del Governo Monti aveva infatti spiazzato coloro i quali erano ancora in possesso di lire ed intendevano cambiarle entro il termine originario.
COSA SUCCEDE ORA?
Il quadro non è chiarissimo ed agire potrebbe non essere agevole per tutti.
La Banca d’Italia – il 21 gennaio 2016 - ha emanato un comunicato in cui “chiarisce” che “gli interessati potranno recarsi presso le Filiali territoriali portando – oltre alle lire da convertire – idonea documentazione della richiesta fatta a suo tempo, in particolare: richieste scritte (cartacee con sottoscrizione, tramite PEC o semplici e-mail), ovvero dichiarazioni relative alla mancata effettuazione del cambio da parte di una Filiale della Banca d’Italia, purché sottoscritte da parte del personale dell’Istituto, con data non successiva al 28 febbraio 2012.”                                                                                                                                                                                                                                                                                    Tutto ciò è assurdo!
Ancora una volta – come per la questione relativa alla mancata perequazione delle pensioni - si cerca con stratagemmi studiati a tavolino di disapplicare il dettato della Suprema Corte.
ADICONSUM-SEDE TERRITORIALE DI PIANO DI SORRENTO- è a disposizione di chiunque volesse avere chiarimenti in riferimento alla problematica esposta e consiglia tutti i possessori di vecchie lire di inviare alla Banca d’Italia per iscritto domanda di cambio delle lire in euro e successivamente di recarsi personalmente presso gli sportelli della Filiale della Banca d’Italia di Napoli per richiedere materialmente e legittimamente il cambio.