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Peppino Di Capri

Autore: Stefania Ricciardi | Pubblicato Febbraio 2016 in Attualità

LeggimiGratis ha avuto il piacere di conoscere personalmente il famoso cantante che ci ha rilasciato un’intervista.

Divertente, spassoso ed ironico il Peppino di Capri che lo scorso Natale è stato protagonista del cinepanettone “Natale col boss”, una commedia di colpi di scena e grandi risate dove Peppino di Capri impersona un pericoloso malavitoso che per sfuggire alla cattura decide di cambiare i connotati. Ma ecco che sorge l’equivoco: invece di somigliare all’attore Leonardo di Caprio, così come specificatamente richiesto ai chirurghi plastici interpellati, il boss al suo risveglio si ritrova con la faccia di Peppino di Capri. In questo film il grande pubblico riscopre un Peppino di Capri che all’età di 76 anni da grande professionista è capace di reinventarsi e di proporsi con una nuova immagine: quella del cattivo boss che interpreta con grande credibilità fisica e vocale che al tempo stesso si scontra con il ruolo del pacifico e schivo cantante che il pubblico conosce.

LG Come è arrivata la scelta del nome “Peppino di Capri”?
“È stata una trovata che venne al mio chitarrista dell’epoca, quando nel 1958 io e il mio gruppo I Rockers fummo notati da una famosa casa discografica italiana e ci fu proposto il primo contratto di lavoro. Arrivati in sala d’incisione ancora non sapevamo bene come chiamarci e così l’idea che siccome mi chiamo Peppino e vengo da Capri mi sarei potuto proporre al pubblico con il nome di Peppino di Capri e i suoi Rockers. E il grande successo arriva con il brano “Nun è peccato” pubblicato sul lato B del terzo 45 giri, che è diventato nel tempo un evergreen della canzone italiana. Il successo viene ripetuto con l’uscita del quinto brano pubblicato, il famosissimo “Malatia”, che verrà racchiuso nel primo album 33 giri insieme a tutti gli altri brani pubblicati nei mesi precedenti.”

LG A lei si deve anche la moda scoppiata negli anni ’60 delle giacche di lamé. Ci racconta come le venne l’idea, gliela suggerì qualcuno?
Quella fu una mia idea che mi venne per caso quando all’epoca ero sposato con la mia prima moglie Roberta, una modella che indossava sempre abiti confezionati con stoffe pazzesche.
Un giorno mi trovavo in sartoria dove avevo accompagnato Roberta per alcune prove di abiti e lì vidi un taglio di stoffa in lamé che colpì subito la mia attenzione per i suoi colori brillanti. Proposi che mi fosse confezionata una giacca per il mio successivo concerto: volevo dare un tocco di classe in più al mio personaggio sul palco, e con quella luce scintillante dell’oro e dell’argento non si poteva passare inosservati. Anzi la cosa piacque anche ad altri miei colleghi che subito adottarono questa moda di esibirsi con giacche in lamé, facendola diventare di tendenza per quegli anni.

LG Nel giugno del 1965 Peppino di Capri e il suo gruppo fanno da supporter all’unico tour italiano dei Beatles. Cosa ricorda di quei tre concerti a Milano, Genova e Roma, dove aveva l’onore di aprire la serata ai quattro di Liverpool?
“I Beatles ed io avevamo la stessa casa di distribuzione discografica e ricordo che i dirigenti chiesero a me, che ero il loro artista di punta, di chiudere il primo tempo dello show. Feci tutto il tour con loro. Viaggiammo sullo stesso aereo, pernottammo nello stesso albergo. È stata un esperienza di sound unica nella mia vita, che mi è servita per imparare un modo di lavorare completamente diverso da quello dei gruppi italiani. La grande novità stava nel sentire suoni e volumi diversi nei concerti rispetto a come eravamo abituati. Abituati ai nostri amplificatori a 50 watt, fu un salto di qualità suonare con gli enormi amplificatori Vox, veri e propri armadi dietro la schiena con una potenza di suono dirompente. Cantai Twist and shout, She’s a woman, I’m a loser, A hard day’s night, più altri 8 brani per 35 minuti di concerto prima che entrassero in scena John, Paul, George e Ringo. Di solito, in attesa delle star internazionali, non ti ascolano perché il pubblico è in fermento, invece nel mio caso non è stato così. Il pubblico era molto educato, non c’erano ragazze isteriche come si vede nei classici filmati dei Beatles dell’epoca, la platea ebbe il massimo rispetto e la cosa mi fece molto piacere.”

LG A proposito della sua ultima esperienza di lavoro cinematografico che è ha visto un grande successo di pubblico, ci vuole raccontare come è stato per lei lavorare con due coppie di comici come ”Lillo e Greg” e Ruffini e Mandelli?
E’ stato molto divertente! Si tratta di un’esperienza nuova per me: negli anni ’60 ho partecipato ad alcuni musicarelli, così si chiamavano all’epoca un genere di film tanto amato dal pubblico italiano, creati apposta per supportare un cantante famoso e il suo nuovo album discografico da lanciare. Nel famoso film di Dino Risi “Il Sorpasso” del 1962 le scene più importanti del film vivono sulle note di ben 7 dei miei successi musicali in voga in quel periodo. In quest’ultimo film di Aurelio De Laurentis, caro amico da oltre 40 anni, invece, ho lavorato per la prima volta ad un film “vero” con una sceneggiatura solida, un racconto godibile dall’inizio alla fine, che tiene lo spettatore col fiato sospeso e che allo stesso tempo fa ridere tantissimo. Lillo e Greg sono molto creativi e assieme a Paolo Ruffini e Francesco Mandelli abbiamo messo in piedi una batteria di umorismo premiata anche dalla critica. Mi sono divertito tantissimo a lavorare con loro e soprattutto a girare un doppio ruolo, anche se la paga è stata una! Passare da un personaggio all’altro è la cosa più interessante di questo lavoro… o lo dovremmo chiamare divertimento”.