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Sordità Infantile: lo screening uditivo

Autore: Marianna Grazioso De Pascale | Pubblicato Marzo 2017 in Salute

Nell’articolo precedente abbiamo parlato dei fattori di rischio che possono comportare l’insorgenza di ipoacusia fin dai primi periodi di gestazione del feto. In questo articolo, invece tratteremo dello screening uditivo, ovvero dello studio quali-quantitativo del deficit uditivo infantile. Per il recupero completo del bambino ipoacusico grave o profondo è fondamentale eseguire una diagnosi precoce in modo da compensare la disabilità conseguente al danno uditivo con l’applicazione di una protesi acustica adeguata unitamente ad una educazione logopedica idonea. La diagnosi presenta spesso molte difficoltà in rapporto all’entità del danno, all’età del bambino e alla possibile presenza di turbe neuropsicologiche associate.

Si stima che i bambini affetti da deficit uditivo permanente alla nascita siano circa 1-3 su 1000 fino ad arrivare a un 4-5% dei neonati ricoverati in terapia intensiva neonatale o con fattori di rischio audiologico. La sordità infantile è perciò una patologia frequente, le cui conseguenze sulla vita di relazione, date dalle difficoltà nella comunicazione verbale, sono molto gravi e persistono durante tutta la vita. Per questo motivo è necessario che la sordità infantile venga rilevata il più presto possibile, in modo che ogni intervento terapeutico-riabilitativo possa esser attuato con tempestività e risultare di massima efficacia. In particolare nelle linee guida internazionali (Joint Committee on Infant Hearing, USA, 2007) si afferma la necessità di fare diagnosi entro i tre mesi di età, di procedere con il trattamento protesico-riabilitativo entro i sei mesi, di raggiungere una protesizzazione ottimale a dodici mesi e, nei casi in cui non si tragga beneficio dalle protesi acustiche tradizionali, ricorrere all’impianto cocleare non prima dei diciotto mesi di vita. La diagnosi di sordità precoce è fondamentale per recuperare la capacità di AUTO APPRENDIMENTO del bambino. La realizzazione di una diagnosi precoce è resa possibile attuando uno screening uditivo universale, esteso cioè a tutti i neonati. Oggi la Campania, insieme ad altre poche regioni, obbliga le Aziende Sanitarie campane allo screening uditivo su tutti i neonati!

Lo screening uditivo ha l’obiettivo di indagare la funzione uditiva fin dai primi giorni di vita e prevede tre livelli:
Il I livello (punto nascita) consiste nella registrazio­ne delle Emissioni Otoacustiche Evocate (TEOAE), consentendo l’individuazione di perdite uditive > 35 dB e Potenziali Evocati Automatici AABR, che consentono la registrazione del tronco encefalico a stimolo uditivo.
Il II livello (centro secondo livello) prevede, oltre alle Otoemissioni Acustiche (DPOAE), i Potenziali Evocati Uditivi del tronco encefalico clinici (ABR), ed Esame Impedenzometrico.
Nel centro di III livello (centro di riferimento) si ef­fettua un follow up audiologico completo.

Merita una particolare attenzione la Neuropatia Uditiva - lesione a carico delle cellule ciliate interne o delle sinapsi o del nervo acustico - patologia che “sfugge” allo screening di primo livello nei punti nascita. I neonati in cui sono presenti fattori di rischio per neuropatia uditiva (prematurità, iperbilirubinemia, assunzione di farmaci ototossici, storia familiare per disordini neurodegenerativi, basso peso etc.) DEVONO essere sottoposti a screening in un centro di II livello, dove oltre alle Otoemissioni Acustiche verranno sottoposti ad ABR.
Nel prossimo articolo, a completamento dei primi due, tratteremo della terapia protesico-riabilitativa in­fantile.