Sinistri stradali, non spetta al trasportato provare la colpa del vettore
E’ antigiuridica l’ipotesi che in caso di danni derivanti da sinistri stradali, ricada sul terzo trasportato l’onere della prova sulle responsabilità dell’incidente
Nell’ambito dei contenziosi aventi ad oggetto sinistri stradali, il terzo trasportato è pienamente soggetto alla normativa in materia di mezzi di prova. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16037/2016.
Ai sensi dell’art. 2054 del codice civile, dunque, in caso di incidenti che coinvolgano la persona di un trasportato, spetta al conducente l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno.
La vicenda prende le mosse dall’azione legale intrapresa da un soggetto nei confronti di proprietario, conducente e assicuratrice dell’autovettura a bordo della quale era trasportato. L’attore chiedeva, nello specifico, la condanna al risarcimento dei danni riportati a seguito della fuoriuscita di strada e del ribaltamento del veicolo.
Sia in primo grado che in appello le pretese risarcitorie erano state respinte. I Giudici del merito avevano ritenuto che il trasportato non avesse dimostrato l’inesistenza di altre cause dell’incidente, rispetto all’ipotizzato colpo di sonno del vettore. Di qui il ricorso alla Suprema Corte.
I Giudici di Piazza Cavour hanno ribaltato le conclusioni del Giudice a quo. Essi hanno evidenziato la necessità di una corretta applicazione del principio di ripartizione dell’onus probandi.
In base all’art. 2054 c.c. al trasportato spetta la dimostrazione del fatto storico, ma non della responsabilità del vettore. La norma è invocabile dal trasportato per far valere la responsabilità extracontrattuale del conducente o quella solidale del proprietario, con conseguente onere della prova a loro carico.
Per gli Ermellini, dunque, l’ipotesi secondo cui spetta al trasportato il compito di provare che l’evento dannoso sia stato causato da una serie di altre circostanze, è da ritenersi antigiuridica.
FONTE responsabilecivile.it
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