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Quanti soldi si possono prelevare da un conto corrente cointestato?

Autore: a cura dell. Avv Patrizia Cappiello | Pubblicato Agosto 2021 in Attualità

Il cointestatario di un conto corrente può prelevare a suo piacimento anche se non contribuisce con nessun versamento?

I rapporti tra i correntisti e le banche e quelli interni tra i cointestatari non sono disciplinati dalle stesse regole. Mentre nei confronti degli istituti di credito gli intestatari sono considerati creditori o debitori in solido, cioè in parti uguali, nei rapporti privati è possibile dimostrare che le somme debbano essere suddivise secondo criteri differenti.
In ogni caso la banca non è tenuta a impedire che uno dei titolari prelevi più della propria quota.
La semplice cointestazione non indica la volontà assoluta di attribuire la proprietà di somme in parti uguali a tutti i cointestatari, basti pensare alla cosiddetta cointestazione fittizia che si ha quando il conto è alimentato dal reddito di uno solo dei titolari mentre l’altro, di solito un familiare, viene così autorizzato ad effettuare operazioni per l’interesse del primo, si pensi al figlio che svolge operazioni sul conto del genitore su cui confluisce la sola pensione di quest’ultimo.
Nel caso in cui si riesca a dimostrare che il saldo attivo di un conto corrente cointestato è dato dal versamento di somme appartenenti ad uno solo dei correntisti, si deve escludere che gli altri possano, nei rapporti interni, avanzare diritti sul saldo medesimo. Va, altresì, escluso che, nei rapporti interni, ciascun cointestatario, anche se avente facoltà di compiere operazioni disgiuntamente, possa disporre in favore proprio o di terzi, senza il consenso dell’altro, della somma depositata in misura eccedente la quota parte di sua spettanza. Addirittura integra il reato di appropriazione indebita prelevare somme di denaro da un conto corrente cointestato in misura superiore alla propria quota, in tal caso è possibile sporgere querela presso la polizia, i carabinieri o alla Procura della Repubblica. In alternativa, con l’assistenza di un avvocato, si può intraprendere un’azione civile volta a ottenere la restituzione dei soldi, questa è diretta solo a recuperare le somme prelevate senza consenso ed evita che vi sia un coinvolgimento penale. A tal proposito si rammenta che il codice penale esclude la possibilità della querela per delitti contro il patrimonio, come il furto o l’appropriazione indebita, di un coniuge contro l’altro coniuge, anche se tra i due non c’è comunione legale dei beni. Il reato, però, torna ad essere configurabile dopo che i due si separano o divorziano.

Avv. Patrizia Cappiello
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