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Giornata mondiale per l’igiene delle mani

Autore: a cura del dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Giugno 2022 in Salute

Il 5 maggio di ogni anno ricorre la Giornata mondiale per l’igiene delle mani, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per sensibilizzare e informare sull’importanza di questo gesto semplice ma essenziale per la prevenzione delle malattie infettive, sia in comunità che nelle strutture di assistenza e cura, al punto da essere considerato “salvavita”.
Dal 2005, ogni anno l’OMS ha indicato uno slogan per guidare la campagna per l’igiene delle mani a livello globale. Per la giornata del 5 maggio 2022, il tema proposto dall’OMS è “Uniti per la sicurezza: igienizza le tue mani!”, il che significa rinforzare la cultura della cooperazione di tutti per la sicurezza e la salute sia di sé stessi che degli altri, attraverso l’igiene delle mani, quale atto fondamentale nella prevenzione e nel controllo delle infezioni.
L’igiene delle mani è dimostrata dagli studi essere una delle azioni più efficaci per ridurre la diffusione degli agenti patogeni e prevenire le infezioni in tutti i contesti, in quanto rimuove i microrganismi che possono essersi depositati sulla pelle attraverso micro-gocce presenti nell’aria o attraverso il contatto con oggetti o superfici contaminate.
In ambito assistenziale e in comunità, lavarsi le mani correttamente, con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi, oppure, se non disponibili, igienizzarle con soluzione idroalcolica per almeno 20-30 secondi (vanno applicati su mani asciutte e sono indicati solo se le mani non sono visibilmente sporche), impedisce la trasmissione dei microrganismi responsabili di molte malattie infettive, dalle più frequenti, come l’influenza e il raffreddore, all’infezione da SARS-CoV-2, come abbiamo ben assimilato tutti in questi anni di emergenza pandemica, alle pericolose infezioni correlate all’assistenza (ICA). Le ICA colpiscono il 5-10% dei pazienti dei pazienti ricoverati in ospedale, ma almeno la metà potrebbero essere evitate con una corretta igiene. La prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza è di fondamentale importanza anche per ridurre le resistenze microbiche agli antibiotici.
L’igiene delle mani va fatta con uno sfregamento accurato delle superfici cutanee, sul palmo, sul dorso e nello spazio tra le dita. La temperatura dell’acqua deve essere superiore ai 25 gradi. Dopo il lavaggio delle mani, per chiudere il rubinetto dell’acqua o toccare la maniglia della porta si raccomanda l’uso di un fazzolettino di carta per non contaminarle di nuovo.
Poiché l’età infantile è’ quella in cui gli individui creano le basi del loro stile di vita futuro, è importante insegnare ai bambini sin da piccoli l’importanza e la modalità corretta di igiene delle mani.
Si raccomanda di igienizzare le mani:
Prima: di assumere farmaci o somministrare farmaci ad altri; di toccarsi occhi/naso/bocca; di mangiare.
Prima e dopo: l’assistenza a una persona malata; la medicazione di una ferita; il cambio di pannolino; il contatto con alimenti; l’uso di servizi igienici; i contatti con animali; l’applicazione di lenti a contatto, colliri, colluttori, ecc.
Dopo: aver toccato altre persone, aver frequentato luoghi pubblici; essere rientrati in casa; aver maneggiato la spazzatura; aver utilizzato soldi; aver tossito, starnutito o soffiato il naso.
L’igiene delle mani assume un’importanza cruciale nell’ambito dell’assistenza sanitaria. L’OMS definisce in particolare “5 mosse” per l’igiene delle mani degli operatori sanitari, i “My 5 Moments for Hand Hygiene”, che rappresentano i momenti chiave in cui gli operatori sanitari dovrebbero eseguire l’igiene delle mani:
prima di toccare un paziente,
prima di procedure pulite/asettiche,
dopo esposizione/rischio ai fluidi corporei,
dopo aver toccato un paziente,
dopo aver toccato l’ambiente circostante il paziente.
La scoperta dell’importanza del “lavarsi le mani” per prevenire le infezioni ospedaliere avvenne a Vienna negli anni Quaranta dell’Ottocento, quando nella Clinica ostetrica universitaria vi erano due divisioni, in una delle quali la mortalità delle partorienti a causa della febbre puerperale era il doppio dell’altra, nonostante non vi fosse alcuna differenza di assistenza, se non il fatto che in quella con elevata mortalità operavano studenti di Medicina che provenivano spesso dalle sale autoptiche. Il dottor Semmelweiss riuscì a dimostrare che lavando le mani con ipoclorito di sodio dopo le autopsie il rischio di infezione cadeva. Fu poi con Pasteur negli ultimi decenni dell’Ottocento che finalmente si affermò la “teoria microbica”, in base alla quale ogni malattia infettiva era causata da un microbo specifico e la prevenzione delle infezioni diventò realtà scientifica.