
Parcheggiare vicino per non far aprire lo sportello è reato

Non importa se si può usare il lato passeggero: la difficoltà ad entrare o uscire dalla propria auto è violenza privata.
Ti è mai capitato di tornare al parcheggio e trovare la tua auto “chiusa” da un’altra? Non è solo il caso di chi parcheggia in seconda fila o di chi blocca l’uscita del garage privato, ma anche di chi lascia la propria macchina a pochi centimetri da un’altra, tanto da impedire al proprietario di quest’ultima di aprire lo sportello. Che fai in questi casi se ti accorgi che qualcuno ha parcheggiato “stretto”, ossia tanto accostato, da non farti entrare o uscire? Non sempre il carro attrezzi è disponibile; ma, anche se lo fosse, avresti perso l’appuntamento al quale andavi di fretta. Immagina allora di non riuscire ad entrare nell’abitacolo e di essere costretto a utilizzare lo sportello del lato passeggero: non tutti sono in grado di fare questa manovra, non tutti hanno l’elasticità e la corporatura fisica che gli consente di passare da un posto all’altro dell’auto. Che succederebbe se, a restare incastrato, fosse un anziano? Così, senza distinguere le situazioni più delicate dalle altre, la Cassazione ha detto ieri [1] che, in generale, parcheggiare vicino per non far aprire lo sportello è reato. Si tratta di una «violenza privata» perché costringe qualcuno, con la forza, a tollerare una determinata situazione di fatto. E questo al di là se le intenzioni sono proprio quelle di dar fastidio o meno. L’importante è essere consapevoli di rendere impossibile, all’altro conducente, l’ingresso o l’uscita dall’abitacolo della propria vettura.
Il principio non è nuovo; è nuova solo l’applicazione e il caso. Già in passato la Cassazione ha più volte ripetuto che parcheggiare la propria macchina in modo da sbarrare la strada al garage, al box auto, al cortile del condominio o a qualsiasi altro spazio privato, impedendo al legittimo titolare di accedervi o reimmettersi sulla vita pubblica costituisce violenza privata (leggi Parcheggio: è reato bloccare un’altra auto). Lo stesso principio viene ribadito oggi: lasciare la macchina a pochi centimetri da un’altra ferma, impedendo così al conducente di quest’ultima di poter regolarmente entrare o uscire dal proprio sportello configura violenza privata. Non importa che si possa utilizzare il lato passeggero; la Corte infatti non ha accolto nemmeno la tesi del colpevole secondo cui la vittima poteva uscire dalla parte opposta: già solo questa necessità è sufficiente a condizionare la libertà di autodeterminazione e movimento della persona offesa.
Il caso deciso dalla Corte è quello di un uomo che «facendo uso improprio della propria autovettura che parcheggiava nei pressi dell’auto su cui sedeva la persona offesa a distanza tale (pochi centimetri) da non consentire al conducente di scendere dal suo lato, costringeva quest’ultimo a dover scendere da lato passeggero». Tra i due vi era una rivalità e la manovra “millimetrica” era solo un mezzo per esercitare la propria ritorsione. Ma questo non significa che le stesse conseguenze non possano scattare verso chi, invece, pur non animato dall’intento di danneggiare il vicino di auto, sia solo caratterizzato da un atteggiamento di menefreghismo e inciviltà.
Sbaglia chi crede che un parcheggio poco ortodosso possa solo comportare delle multe per violazioni del codice della strada. Il penale è dietro l’angolo ogni volta in cui è in gioco la libertà delle persone, come nel caso di chi parcheggia “stretto” tanto da non far aprire lo sportello accanto.
FONTE laleggepertutti.it
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