Zika Il terribile virus che fa nascere i neonati con la testa piccola
Il virus Zika, sospettato di essere responsabile di microcefalia nei neonati se contratto dalle madri in gravidanza, è un virus trasmesso dalle zanzare della stessa specie di quelle che veicolano la febbre emorragica Dengue. Appartiene alla stessa classe di altri virus trasmessi attraverso punture di insetto (Arbovirus), come la febbre gialla, l’encefalite del Nilo occidentale e l’encefalite giapponese. Lo Zika deve il suo nome al fatto di essere stato isolato la prima volta nel 1947 da un macaco rhesus nella foresta di Zika (Uganda), poi nel 1948 da zanzare (Aedes africanus) nella stessa foresta, infine nel 1954 da esseri umani colpiti dalla malattia in Nigeria. Il virus è stato trovato, oltre che nell’uomo, in scimmie, ippopotami, impala, elefanti, capre, pecore, leoni, gnu, zebre, roditori. Zika è endemico in alcune zone dell’Africa e dell’Asia; la prima epidemia è stata descritta nell’isola di Yap della Micronesia nel Pacifico del Sud nel 2007, e negli anni seguenti in alcuni arcipelaghi della Polinesia e delle Isole Cook, mentre attualmente una grave epidemia sta sconvolgendo il Sud-America (Brasile, Colombia, El Salvador, Guiana francese, Guatemala, Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Paraguay, Puerto Rico, Repubblica Dominicana, Suriname, Venezuela). Questa epidemia è iniziata nell’aprile del 2015, e ha portato a migliaia di nuovi casi nel Sud e Centro America, con un aumento esponenziale dei casi di microcefalia: esempio in Brasile, da 150 casi l’anno prima a 3500 casi a seguito dell’epidemia. Non è ancora chiaro che cosa abbia portato a una diffusione così rapida del virus in Sudamerica, ma l’ansia del mondo è accresciuta dall’imminenza delle Olimpiadi 2016 ad agosto in Brasile. In Spagna è stato segnalato, il 4 febbraio 2016, il primo caso in Europa di donna incinta contagiata dal virus Zika. Attualmente sono segnalati in Italia 9 casi di infezione da virus Zika, tutti provenienti da zone colpite. Il virus Zika viene trasmesso dalla puntura di zanzare della specie Aedes: se pungono una persona infetta, portano il virus a tutte le persone che pungono successivamente. Possibili anche il contagio interumano da madre a figlio durante la gravidanza e il parto, attraverso sangue infetto e contatti sessuali. I sintomi, che esordiscono dopo un periodo di incubazione di 2-12 giorni, contemplano febbre non alta, eruzione maculo papulare, dolori muscolari e articolari, gonfiore delle piccole articolazioni delle mani e dei piedi, cefalea, congiuntivite.
La malattia è asintomatica circa nel 25% dei casi. La maggior parte dei pazienti guarisce senza complicanze significative entro una settimana, e finora non sono stati riferiti casi mortali da virus Zika. Sembra però possibile una complicazione del virus con la paralisi di Guillain-Barré. Ma ciò che ha fatto balzare questo virus agli “orrori” della cronaca è il fatto che contrarlo in gravidanza produce il rischio di mettere al mondo un neonato affetto da microcefalia e altre gravi malformazioni. Non sono al momento disponibili né vaccini né farmaci per la prevenzione o il trattamento delle infezioni da Zika. Il trattamento come per le altre malattie virali, compresa l’influenza, prevede riposo, bere tanto per evitare la disidratazione, paracetamolo contro la febbre e il dolore. L’unica reale prevenzione è evitare la puntura delle zanzare vettrici del virus. La Aedes aegypti, la zanzara che trasmette il virus di Zika, in Europa e in Italia non c’è, ormai dal 1972, ma potrebbe tornare, con l’arrivo della stagione calda. Altro timore è che la zanzara “tigre” (Aedes albopictus), endemica in Europa, possa farsi vettore dello Zika dalle nostre parti. In Italia la zanzara tigre nel 2007 ha portato nel Ravennate un’epidemia di Chikungunya, grave malattia virale che causa febbre alta, mal di testa, nausea, vomito e importanti artralgie (proprio da qui deriva il nome chikungunya che significa «ciò che curva o contorce»). Per le donne incinte contagiate, L’OMS suggerisce di ricorrere all’aborto terapeutico, per scongiurare una possibile crescita esplosiva dei casi di microcefalia (causa di possibile ritardo mentale) e malformazioni. Questa misura è stata però contestata dal presidente della conferenza episcopale dei vescovi cattolici brasiliani, mons. Sérgio da Rocha. Intanto il 17 gennaio 2016 c’è stato il primo caso USA di microcefalia in un neonato, nato da madre che aveva soggiornato in Brasile per alcuni mesi durante la gravidanza, e un ulteriore caso è stato segnalato in Texas. E il mondo, trema.
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