
Sindrome della capanna La paura di uscire di casa

La pandemia da Covid-19 continua ad incutere timore. Molti sono tornati ad un certo grado di normalità mentre alcuni hanno sviluppato un vero e proprio disturbo che prende il nome di “sindrome della capanna”.
Con il protrarsi del lockdown per diversi mesi anche coloro che non avevano mai sofferto di disturbi psicologici particolari hanno iniziato ad avvertire la paura di uscire e lasciare la propria casa. La sensazione di sentirsi al sicuro in casa propria, al riparo da qualsiasi pericoloso agente esterno adesso si è trasformata in terrore verso il mondo esterno, la paura di ammalarsi e timore di contagiare i propri cari.
Non bisogna sottovalutare la gravità di questa sindrome: più passa il tempo e maggiore è la probabilità che lasci il segno.
I soggetti più facilmente colpiti sono le persone con minor capacità di adattamento ai cambiamenti, persone inclini all’ansia e all’ipocondria (l’eccessiva apprensione del proprio stato di salute) e persone che soffrivano anche in precedenza di fobie e altri disturbi psichiatrici.
Lo psicoterapeuta Alfonso Piccoli, Responsabile dell’U.O. di Medicina Interna dell’Istituto Clinico San Rocco spiega che una strategia efficace per un ritorno graduale alla vita di prima è di limitare la sovraesposizione mediatica e mantenere attiva la mente e il fisico con attività come leggere, cucinare, coltivare hobby, curare le piante, animali domestici, contattare parenti e amici. Inoltre quando si esce bisogna smettere di credere che il timore sia la persona che ci sta davanti, ma riconoscere che la paura è dentro di sé. Per sentirsi protetti basta continuare a fare le che abbiamo imparato in questi mesi, come mantenere una distanza di sicurezza dagli altri, lavarsi spesso le mani senza temere di esagerare, limitare i contatti fisici anche tra familiari, utilizzare le mascherine dove indicato e necessario.
La sindrome della capanna tende a risolversi naturalmente, ma se i sintomi dovessero permanere anche nei mesi a venire è consigliabile rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta per un sostegno adeguato.
Dobbiamo prepararci per quello che gli esperti definiscono ‘The next normal’, la prossima normalità.
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