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La risposta del Lions Club Penisola Sorrentina ai dubbi circa i vaccini

Autore: dott. Carlo Alfara | Pubblicato Marzo 2018 in Salute

Grande successo per il pubblico convegno, di tipo divulgativo ma di grosso spessore scientifico e culturale, dal titolo «La prevenzione delle malat­tie infettive, lo stato dell’arte e il ruolo delle strategie vaccinali», tenutosi il 20 febbraio nella Sala Consiliare del Palazzo Municipale di Sorrento, organizzato dal Lions Club Penisola Sorrentina, presieduto dalla dott. ssa Francesca Rossi (già direttore dell’Unità Ospedalie­ra Complessa dei Laboratori di analisi dell’Asl Napoli 3-Sud), e dall’associazione Fidapa Penisola Sorrentina, presieduto dalla prof.ssa Giovannamaria Maglio, con il patrocinio del Comune, per dare una risposta concreta e scientificamente valida ai tanti dubbi e incertezze che affliggono la popolazione circa i vaccini. E’ interve­nuto come relatore il prof. Giulio Tarro, nomination al premio Nobel per la Medicina e Fisiologia 2015, Chair­man della Commissione sulle biotecniche della viro­sferadell’Unesco di Parigi, direttore responsabile del Journalof Vaccine Research and Development di Singa­pore, nonché primario emerito di Virologia dell’ospeda­le “Cotugno” di Napoli. L’eminente scienziato, origina­rio di Messina ma residente a Napoli dai tempi dell’Università, è stato allievo di Sabin, lo scopritore del vaccino orale contro la poliomielite, e ha isolato, nel 1979, il virus respiratorio sinciziale nei bambini durante l’epidemia del “male oscuro”, la bronchiolite. Dell’a­spetto della comunicazione con i genitori si è occupa­to il dottor Carlo Alfaro, medico pediatra, dirigente di I livello degli Ospedali Riuniti Stabiesi, mentre il dirigen­te scolastico della Scuola Vittorio Veneto di Sorrento, Daniela Denaro, e il presidente del Consiglio di Istituto, Claudia Capodilupo, hanno parlato della problematica dal punto di vista dell’istituzione scolastica. Le conclu­sioni sono state affidate a Paolo Gattola, primo vice go­vernatore del distretto Lions 108YA. La comunicazione corretta di questi temi è cruciale ai fini di una corretta interpretazione e scelta da parte degli utenti. La comu­nicazione è la base di ogni relazione, compresa quella medico-paziente, dove diventa un’arte complessa per­ché sembra a volte che medico e paziente parlino lin­gue diverse, che li pongono su piani di inconciliabilità e conflitto, invece di essere “alleati” per lo stesso scopo, sconfiggere la malattia. Ciò dipende essenzialmente dal fatto che vedono lo stesso problema da due punti di vista opposti, ciò che per il dottore è scontato, ordina­rio, comune, per il paziente può essere sconvolgente, o viceversa il paziente può noncapire la gravità di una determinata situazione. Ciò è ancora più critico in Pe­diatria, dove il bambino è il paziente, ma l’interlocutore sono i suoi genitori. Questo triangolo “bambino - geni­tori – pediatra” può generare equivoci, interpretazioni sbagliate, conflitti. I genitori sono gravati dalla respon­sabilità di prendere decisioni per il loro bambino, hanno aspettative che possono essere non realistiche, media­no le informazioni che ricevono con il loro vissuto e la loro esperienza o col “sentito dire”, hanno pregiudizi e preconcetti che possono essere di ostacolo alla com­prensione delle problematiche del figlio. La preoccupa­zione fa parte della natura, dell’istinto e del ruolo del genitore, ma l’ansia oggi è aumentata. Molte mamme sembrano aver timore di tutto, gravate da un’insicurez­za che toglie gioia e spontaneità al rapporto col bambi­no. Indubbiamente il “villaggio globale” ha amplificato, tramite soprattutto internet, nozioni e timori. Il “dottor Google” è diventato il “medico” più amato dai pazienti, ma “non è laureato in Medicina”, e consultarlo acritica­mente espone a rischi per la salute. Secondo l’ultima ricerca del Censis realizzata in collaborazione con As­sosalute, sono 15 milioni gli Italiani che ogni anno cer­cano informazioni sanitarie sul web, di cui 8,8 milioni sono vittime di fake news. Anche secondo i dati di Citta­dinanzattiva, più dell’88% degli Italiani usa consultare la Rete per i propri problemi di salute, e il 44% ritiene che le informazioni pubblicate in rete siano sempre at­tendibili, e dunque vi crede senza accertarsi della veri­dicità delle fonti. Consultare la rete espone al rischio di accedere a contenuti non controllati, di dubbia veridici­tà: chiunque può esprimere la sua opinione personale sul web. Bisognerebbe affidarsi a siti istituzionali o pagi­ne ufficiali di società scientifiche, che garantiscono au­torevolezza e rigore scientifico, mentre blog e forum possono recare storie di vita, emozioni, esperienze, casi personali, idee proprie, teorie strampalate, ipotesi asso­lutistiche, scenari catastrofici, cure non comprovate, notizie inventate, senza preoccuparsi di scientificità ed oggettività. Notizie prive di qualsiasi fondamento scientifico rischiano, nel turbinare di condivisioni sui social, fatte in modo acritico e sull’onda di coinvolgi­mento emotivo e paura, di acquisire nell’immaginario collettivo parvenza di verità assoluta. La Società Italia­na di Immunologia, Immunologia Clinica e Allergologia ha proposto una sorta di “vaccinazione” contro l’epide­mia di fake news sui vaccini: è nato così il progetto Uni­VaxDay, una giornata che si è svolta nelle principali Uni­versità italiane fra il 15 e il 16 Febbraio dedicata ai ragazzi degli ultimi due anni delle scuole superiori per affrontare il tema dei vaccini sulla base delle evidenze scientifiche di cui disponiamo oggi e renderli più con­sapevoli nelle loro scelte. Anche perché la scelta di vac­cinarsi resta quella giusta: lo studio del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore della Sanità pubblicato sulla rivista internazionale “Vaccine” di feb­braio 2018 documenta che in Italia dal 1900 al 2015 grazie ai vaccini sono state evitati oltre 4 milioni di casi di malattie infettive e, solo con le vaccinazioni contro la difterite, il tetano e la poliomielite, sono state prevenu­te oltre 70.000 morti. «La popolazione italiana sta di­scutendo sul tema dell’opportunità di vaccinare i bam­bini - spiega Patrizio Pezzotti, l’autore principale del lavoro - ma forse ha perso di vista la memoria della dif­fusione e della gravità di queste malattie». Anche l’Or­ganizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ricorda che ogni anno grazie ai vaccini si prevengono da 2 a 3 milio­ni di morti nel mondo, poiché il vaccino non è un far­maco come gli altri, in quanto non protegge solo la persona che lo assume, ma, impedendo la circolazione dell’agente infettivo, protegge anche tutti gli altri (“im­munità di gregge”). Di fronte all’allarmante calo in Eu­ropa delle coperture vaccinali al di sotto della soglia prevista per la protezione della collettività, sotto la spinta del movimento no-vax, si è mobilitata anche la Commissione Europea, che ha lanciato una consulta­zione pubblica, aperta fino al 15 marzo, in cui invita cit­tadini, amministrazioni,associazioni e organizzazioni a comunicare il loro puntodi vista sul tema dei vaccini. Per rispondere alla consultazione è possibile compilare un apposito questionario che in poco più di venti do­mande cerca di mettere in evidenza le opinioni dei de­stinatari in materia di esitazione alle vaccinazioni, infor­mazione e comunicazione sanitaria, politiche vaccinali sostenibili in UE, ricerca e sviluppo di nuovi vaccini. I ri­sultati del questionario, disponibile in tutte le lingue europee, saranno resi pubblici e concorreranno alla elaborazione della proposta di raccomandazione del Consiglio che sarà emanata entro la metà del 2018.«La vaccinazione- dichiara il Consiglio Europeo - è una delle misure di sanità pubblica più potenti ed efficienti e rap­presenta lo strumento principale per la prevenzione primaria delle malattie. Ascoltare la voce dei cittadini e renderli partecipi della loro salute è importante per co­struire politiche sanitarie condivise e consapevoli, a tu­tela soprattutto dei più deboli. La UE punta ad elabora­re un piano di azione congiunto tra gli Stati membri». Concludiamo con le parole delle quattro società scien­tifiche italiane Siti-Fimp-Sip-Fimmg, firmatarie del “Ca­lendario per la Vita”: «I vaccini non dovrebbero essere oggetto di scelte “democratiche”, quanti sono a favore e quanti sono contro, sono invece uno strumento me­dico al servizio del bene della collettività, come lo sono gli antibiotici e i farmaci anti-tumorali. Perché quindi i vaccini devono essere oggetto di divisione politica? Si lasci alla scienza stabilire quali siano le indicazioni e le misure da adottare per incrementare e difendere il li­vello eccellente di salute che nel campo delle malattie infettive proprio i vaccini ci hanno consentito di rag­giungere».