COMORRA: La serie con Peppe Celentano si ride di Gomorra
Ancora un grande successo lo spettacolo teatrale messo a punto dalla coppia d’oro del teatro partenopeo, Peppe Celentano e Gabriella Cerino: “Comorra, la seria”, di cui il primo è autore e regista, la seconda principale interprete, è stato sold out tutte le sere da venerdì 25 gennaio a domenica 3 febbraio 2019 al Teatro di Sotto, in via Tasso a Napoli. Peppe Celentano, uno dei più fervidi attori, drammaturgi e registi teatrali della scena partenopea, famoso per i suoi testi di grande sensibilità ai temi sociali, tra cui “Ladri di sogni” e “Ritrovarsi”, primi in Italia per numero di spettatori, secondo la classifica Agis, tra quelli per l’infanzia, fondatore della prima “Stabile del Giallo di Napoli”, direttore dell’Accademia teatrale del Teatro delle Palme di Napoli, attualmente impegnato, col film e il libro “Generazione Zero”, sul tema del bullismo, firma con “Comorra la seria” una commedia brillante deliziosa e irresistibile che arricchisce di una nuova perla il suo già ricchissimo carnet.
La grande Gabriella Cerino, volto icona del teatro partenopeo sin dalla tenera età, socio fondatore della compagnia teatrale “Movimenti di Scena” e responsabile casting nonché coach degli attori dei matinè del Teatro Diana di Napoli, oltre che docente dell’Accademia teatrale del Teatro Delle Palme di Napoli, nella commedia è Imma Sa Vàstano, moglie di Pietro (Salvatore Sannino), e madre di Genny (Diego Sommaripa): tutti omonimi, per una strana combinazione, dei personaggi della serie tv cult di Sky Gomorra. I tre, con l’altra figlia “Comorra” (che non viene mai vista dal pubblico), vivono in una modesta casa della periferia napoletana. La famiglia è fan sfegatata e devota della famosa fiction di clamoroso successo in Italia e all’estero ispirata alle vicende degli efferati camorristi narrate nell’omonimo libro di Roberto Saviano.
La passione della famiglia Sa Vàstano per la produzione televisiva campione di ascolti è talmente forte da indurli a creare all’interno delle mura domestiche, assieme all’amico del figlio (Amedeo Ambrosino) una perenne rappresentazione della serie stessa: si comportano, si atteggiano e si esprimono proprio come gli attori della serie, dando vita ad equivoci surreali tra monologhi, musica, gag, sketch, comicità, fino a scontrarsi col vero boss (Marcello Cozzolino), con esiti tragici per loro…o forse no? La fertile scrittura di Peppe Celentano, corroborata da un cast di professionisti di eccellente livello, in armonia perfetta e corale tra loro, riesce a sdrammatizzare con rara leggiadria una fiction che è potentemente entrata nell’immaginario collettivo, ma non manca di suscitare polemiche e attacchi in virtù della epicizzazione dei personaggi e della rappresentazione un po’ folcloristica e troppo umanizzata del crimine e dei suoi autori, col rischio, a detta degli osservatori, di un pericoloso effetto emulazione. E’ proprio questa emulazione che il genio creativo di Peppe Celentano amplifica col gusto del paradosso, facendo il verso a quanti hanno preso a muoversi, vestirsi e usare le stesse espressioni dei protagonisti della serie.
Celentano non entra nel merito della polemica se la fiction rivesta una “pericolosità culturale” che fa male a chi la guarda: da artista, col suo cast di splendidi attori, trova la strada della parodia e della leggerezza per ridere delle nostre manie e fissazioni, persino quando diventiamo inconsapevoli fan di fautori della violenza. Con l’obiettivo, centrato, di far sorridere ma anche pensare. Sfondo ideale per questa riuscitissima perfonmance, il “Teatro di sotto” a Napoli, un progetto innovativo di Salvatore Sannino, che ha avuto l’idea di scavare le fondamenta della sua abitazione in via Tasso 296 per creare una ribalta “d’essai”, destinata ad ospitare spettacoli di rara qualità artistica per un numero limitato di ospiti, non più di sessanta.
Che vengono puntualmente sempre riempiti, con lunghissime liste di prenotazione. E i più grandi nomi del teatro napoletano fanno a gara per essere in scaletta nel cartellone.
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