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Il 25 novembre 2021 a Sorrento

Autore: a cura del dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Dicembre 2021 in Attualità

La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani che costituisce un grave problema di salute pubblica, ostacola il progresso civile, danneggia lo sviluppo economico. Inoltre, mina la pace e la sicurezza, in quanto, come ribadisce l’ONU, “le donne di tutto il mondo sono i perni che tengono unite le famiglie, le comunità e le Nazioni”. Per questi motivi, dal 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, scegliendo il 25 novembre in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche nella Repubblica Dominicana, per ordine del dittatore Rafael Trujillo.
La Giornata internazionale vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere ad agire per il cambiamento. Alle radici della violenza sulle donne, infatti, la discriminazione basata sul genere, ancora profondamente radicata, e le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna. La violenza si verifica prevalentemente da parte di persona conosciuta e solo una percentuale bassissima dei casi viene denunciata (circa il 10%), per paura, per omertà, per mancanza di difese adeguate, per condizioni di dipendenza economica e sociale. La violenza, oltre a causarne la morte (omicidio o suicidio), può influire negativamente sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva delle donne, a breve e lungo termine, con conseguenze anche sui loro figli esposti a “violenza assistita” ed elevati costi sanitari, sociali ed economici per le donne, le loro famiglie e le società.
La prevenzione non può che partire da una capillare rivoluzione culturale che cancelli l’ancestrale disuguaglianza di genere e la forma mentis che la perpetua, fatta di atavica misoginia, ideologie di diritti e privilegi maschili, status subordinato delle donne, atteggiamento di tolleranza verso violenza, intervenendo non soltanto sul piano legislativo, giuridico e repressivo, ma anche su quello dell’educazione alla parità, al rispetto, ai sentimenti e alla sana affettività che parta dalle famiglie e dalla scuola.
A Sorrento, l’inaugurazione di una panchina rossa, nella Villa Comunale, è stato il segnale dal forte valore simbolico che l’Amministrazione ha voluto lanciare in memoria di tutte le donne vittime di femminicidio nella ricorrenza del 25 novembre 2021. “Una donna uccisa dalla violenza di un uomo lascia un vuoto che non può essere dimenticato. La panchina rossa, colore del sangue, è il simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla violenza, per mantenerne viva e imperitura la presenza”, ha spiegato il Sindaco, avvocato Massimo Coppola. Subito dopo, al Palazzo Municipale si è svolta, a cura dell’Associazione “Aurora sorrentina”, con la moderazione del prof. Antonino Siniscalchi e il reading/ perfomance del dottor Carlo Alfaro, la presentazione del libro di Carmine Ammirati “Là dove inizia l’orizzonte. Storie di orfani di femminicidio”. Edito da Graus, con l’introduzione Mara Carfagna e la prefazione di Gianfranco Buffardi, il testo è dedicato alla madre dell’autore, Enza Avino, uccisa a soli 36 anni dall’ex-compagno, dopo un’escalation di cinque anni di pressioni psicologiche, violenza e stalking. Il figlio, allora adolescente, le ha scritto una lunga lettera, diventato questo meraviglioso libro che è assieme romanzo, testimonianza, diario. Il racconto si presenta con la metafora di viaggio intimo e travolgente nel mare della vita, dei ricordi, delle emozioni più profonde, che diventano la base per la rinascita dopo il baratro del dolore senza fine. Carmine, oggi 23 anni, ha scelto la strada dell’amore e lo ha testimoniato di fronte all’ampia platea, attenta e commossa, di docenti e studenti dell’Istituto Comprensivo Tasso e del Polispecialistico San Paolo di Sorrento. “Avevo 17 anni quando mia madre è stata assassinata. Sono figlio unico, per me lei era tutto. Il nostro era un rapporto d’amore e d’amicizia. Quel giorno mia mamma era andata in caserma a denunciare le ennesime violenze dell’uomo. Lui l’ha pedinata e le ha scaricato tutto il caricatore della pistola addosso. Quel giorno mi sono sentito di morire con lei. Mi sono rinchiuso nel mio dolore, per tre lunghi anni. Ero come in una stanza buia a cercare la maniglia della porta per far entrare un po’ di luce, ma quella maniglia non la trovavo. Poi, proprio grazie alla guida di mia madre che sento sempre accanto, col suo radioso sorriso, sono riuscito con fatica, da poco, a far entrare un pizzico di luce per andare avanti e affrontare la vita”, ha raccontato. Accanto a Carmine, ospite della serata Roberta Beolchi, presidente onorario dell’Associazione romana Edela, che opera su tutto il territorio nazionale a tutela e sostegno degli orfani di femminicidio. Ha spiegato la dottoressa: “In Italia, viene uccisa una donna ogni 72 ore. Ma dietro un femminicidio, c’è anche il devastante dramma di un figlio che resta solo. Gli orfani di femminicidio sono circa 2 mila in tutta Italia, costretti a convivere ogni giorno con un dolore da cui non si guarisce. Sopravvissuti. Protagonisti passivi e silenti di un delitto atroce e un lutto violento oltre che destinati a un percorso peggiore di un incubo fatto di perdita della propria famiglia, della casa, delle loro cose, gli amici, la scuola, le abitudini, la città e poi di tribunali, servizi sociali, famiglie affidatarie o adottive. Bambini e ragazzi che devono fronteggiare e convivere sia con l’orrore della perdita violenta dei genitori sia con l’improvvisa incertezza del proprio destino. L’Associazione Edela è l’unica in Italia che si occupa di cercare di garantire un futuro a questi bambini, fornendo loro in primis supporto psicologico”.
Sono intervenute al dibattito anche la dott.ssa Francesca Scannapieco e la dott.ssa Ilaria Apuzzo, rispettivamente coordinatrice psicologa e assistente sociale del Centro anti-violenza del Comune di Sorrento. “Sono ancora altissimi i numeri delle violenze, psicologiche e fisiche, perpetrate contro le donne. Quasi sempre delitti avvenuti per mano amica o familiare, da partner o da ex partner. Occorre per questo compiere una grande azione educativa che coinvolga anche scuole e famiglie per plasmare i giovani alla tolleranza e al rispetto”, ha detto la Scannapieco. “La violenza contro una mamma è sempre violenza contro il suo bambino, vittima collaterale e impotente della tragedia familiare. La violenza assistita con gli occhi dei bambini sulla propria madre è altrettanto devastante di quella diretta”, ha aggiunto la Apuzzo. La professoressa Cristina Coppola, assieme a Carla Agrillo anima della giornata, ha fornito alcuni dati: “L’omicidio è solo la punta dell’iceberg della violenza contro le donne, fatta di vessazioni fisiche e psicologiche. Ancora oggi nel 2021 il 33% di tutte le donne Europee dai 15 anni in su sono vittime di violenza di genere, con costi sociali elevatissimi. Trasversale a tutti i contesti e le società, il fenomeno affonda le sue radici nelle storiche discriminazioni di genere si nutre delle persistenti disparità sociali. Solo un radicale cambiamento di mentalità potrà risolvere un dramma che offende civiltà e democrazia”. Aggiunge Carla Agrillo, storica maestra di intere generazioni di sorrentini che ha letto in apertura vibranti versi di Alda Merini: “Oggi sia non un giorno isolato di celebrazione, ma l’inizio di un percorso che non lasci sola nessuna donna, soprattutto ora che, in era pandemica, le donne pagano il prezzo più alto di perdita di opportunità di studio, lavoro, tutela della salute”. E’ intervenuta in conclusione l’avvocato Giovanna Staiano, vice-sindaco di Massa Lubrense: “La violenza di genere è un crimine odioso di violazione dei diritti umani, una violazione della dignità e del valore della persona oltre che una minaccia sociale alla salute fisica e mentale delle donne. Solo il diffondersi di una cultura del rispetto può sovvertire il malsano criterio del possesso del maschio sulla donna”. “Lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è responsabilità di tutta l’umanità. Il rafforzamento del potere delle donne è progresso di tutta una società”, ha concluso il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola.