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Le Aree Marine Protette: Conosciamole meglio

Autore: Laura Cuomo | Pubblicato Marzo 2017 in Cultura

Si identificano come Aree Marine Protette (AMP) quegli ambienti marini - costituiti dal­le acque, dai fondali e dai prospicenti tratti di costa - che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere, nonché per importanza scientifica, ecologica, culturale, edu­cativa ed economica che rivestono le aree prese in considerazione.

Le motivazioni di costituire un’ AMP nasco­no pertanto dalla necessità di preservare zone di particolare interesse ambientale e paesaggistico, cercando di rendere impossibile o di limitare, ogni attività che possa in qualche modo snaturarle e danneggiarle.
La gestione delle aree marine protette è affidata ad enti pubblici, istituzioni scientifiche o associa­zioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro. L’affidamento avviene con decreto del Ministro dell’Ambiente.

Una delle peculiarità delle regole delle AMP è anche quella di promuovere ed effettuare dei pro­grammi di studio, ricerca e ripopolamento abbinati a dei programmi didattici ed educativi che permet­tano una maggiore conoscenza e sensibilità nei confronti della natura.

In Italia le Aree Marine Protette generalmente sono suddivise, al loro interno, in diverse tipologie di zone denominate A, B e C.
Ogni area è suddivisa in tre tipologie di zone con diversi gradi di tutela.
La Zona “A” (nella cartografia evidenziata con il colore rosso), il vero cuore della riserva, è consi­derata di riserva integrale e pertanto individuata in ambiti ridotti. Qui sono vietate tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo all’ambiente marino, compreso il transito e la balneazione, che non sia di carattere scientifico e di controllo.
Le Zone”B” e “C” (nella cartografia evidenziate rispettivamente con il colore giallo e azzurro) sono fruibili ma con relativi limiti alla pesca, agli attrez­zi utilizzabili ed alla velocità di transito. La pesca sportiva con canne e lenze è generalmente consen­tita con autorizzazioni contingentate, mentre la pe­sca subacquea sportiva è completamente vietata, ed è consentita solo la pesca subacquea professio­nale con limitazione su talune specie prelevabili.In tale zona, sono consentite in genere unicamente le attività di ricerca scientifica e le attività di servizio.
La Zona B), è considerata di riserva generale: qui sono consentite, spesso regolamentate e autoriz­zate dall’organismo di gestione, una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sosteni­bile dell’ambiente, influiscono con il minor impatto possibile. Anche le zone B di solito non sono molto estese.
La Zona C (nella cartografia evidenziata con il colore azzurro), è considerata di riserva parziale, e rappresenta la fascia tampone tra le zone di mag­gior valore naturalistico e i settori esterni all’area marina protetta: qui sono consentite e regolamen­tate dall’organismo di gestione, oltre a quanto già consentito nelle altre zone, le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell’area mari­na protetta in genere ricade in zona C.

In generale la Legge 394/91 vieta nelle aree ma­rine protette:
La cattura, la raccolta e il danneggiamento del­le specie animali e vegetali nonché l’asportazione di minerali e di reperti archeologici; l’alterazione dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche chi­miche e idrobiologiche delle acque;
Lo svolgimento di attività pubblicitarie;
L’introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura;
La navigazione a motoree , ovviamente,ogni for­ma di discarica di rifiuti solidi e liquidi.
Rispettare le prescrizioni di fruizione delle Aree Marine Protette, oltre che essere un atto dovuto, è un atto d’amore e di rispetto verso il nostro mare.