
Le Aree Marine Protette: Conosciamole meglio

Si identificano come Aree Marine Protette (AMP) quegli ambienti marini - costituiti dalle acque, dai fondali e dai prospicenti tratti di costa - che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere, nonché per importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono le aree prese in considerazione.
Le motivazioni di costituire un’ AMP nascono pertanto dalla necessità di preservare zone di particolare interesse ambientale e paesaggistico, cercando di rendere impossibile o di limitare, ogni attività che possa in qualche modo snaturarle e danneggiarle.
La gestione delle aree marine protette è affidata ad enti pubblici, istituzioni scientifiche o associazioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro. L’affidamento avviene con decreto del Ministro dell’Ambiente.
Una delle peculiarità delle regole delle AMP è anche quella di promuovere ed effettuare dei programmi di studio, ricerca e ripopolamento abbinati a dei programmi didattici ed educativi che permettano una maggiore conoscenza e sensibilità nei confronti della natura.
In Italia le Aree Marine Protette generalmente sono suddivise, al loro interno, in diverse tipologie di zone denominate A, B e C.
Ogni area è suddivisa in tre tipologie di zone con diversi gradi di tutela.
La Zona “A” (nella cartografia evidenziata con il colore rosso), il vero cuore della riserva, è considerata di riserva integrale e pertanto individuata in ambiti ridotti. Qui sono vietate tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo all’ambiente marino, compreso il transito e la balneazione, che non sia di carattere scientifico e di controllo.
Le Zone”B” e “C” (nella cartografia evidenziate rispettivamente con il colore giallo e azzurro) sono fruibili ma con relativi limiti alla pesca, agli attrezzi utilizzabili ed alla velocità di transito. La pesca sportiva con canne e lenze è generalmente consentita con autorizzazioni contingentate, mentre la pesca subacquea sportiva è completamente vietata, ed è consentita solo la pesca subacquea professionale con limitazione su talune specie prelevabili.In tale zona, sono consentite in genere unicamente le attività di ricerca scientifica e le attività di servizio.
La Zona B), è considerata di riserva generale: qui sono consentite, spesso regolamentate e autorizzate dall’organismo di gestione, una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell’ambiente, influiscono con il minor impatto possibile. Anche le zone B di solito non sono molto estese.
La Zona C (nella cartografia evidenziata con il colore azzurro), è considerata di riserva parziale, e rappresenta la fascia tampone tra le zone di maggior valore naturalistico e i settori esterni all’area marina protetta: qui sono consentite e regolamentate dall’organismo di gestione, oltre a quanto già consentito nelle altre zone, le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell’area marina protetta in genere ricade in zona C.
In generale la Legge 394/91 vieta nelle aree marine protette:
La cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché l’asportazione di minerali e di reperti archeologici; l’alterazione dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e idrobiologiche delle acque;
Lo svolgimento di attività pubblicitarie;
L’introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura;
La navigazione a motoree , ovviamente,ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi.
Rispettare le prescrizioni di fruizione delle Aree Marine Protette, oltre che essere un atto dovuto, è un atto d’amore e di rispetto verso il nostro mare.
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