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Scuola e Covid: che anno ci aspetta?

Autore: a cura del dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Agosto 2021 in Salute

Si avvicina la fatidica data del 15 settembre con la prevista riapertura degli istituti scolastici per l’anno 2021/2022, ma le incertezze e le preoccupazioni dello scorso anno si riaffacciano.
“In presenza senza se e senza ma”, sostiene il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: “la scuola in presenza è la nostra priorità assoluta”.
Purtroppo l’Italia è stato il Paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e i risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento mostrano un generale peggioramento.
Quello che potrebbe fare la differenza rispetto ai due anni scolastici precedenti è la vaccinazione. Mentre le problematiche di garanzia di distanziamento, uso di mascherine, limitazione degli assembramenti, mezzi di trasporto affollati, persistono come gli anni passati. Tutto ciò fa prospettare purtroppo al momento un altro anno da vivere in emergenza come parte del 2019/2020 e il 2020/2021.
Il Comitato tecnico scientifico (Cts) istituito dal Governo ha stilato una serie di raccomandazioni che il Ministero dell’istruzione (Miur) ha diffuso a tutte le istituzioni scolastiche. Le indicazioni principali riguardano l’obbligo di distanziamento di un metro nelle aule, l’utilizzo delle mascherine nei locali al chiuso se non è possibile mantenere il distanziamento da seduti, l’avanzamento della campagna vaccinale, l’organizzazione di ingressi e uscite scaglionati per evitare assembramenti, l’astenersi dal frequentare le lezioni in caso di febbre anche lieve e la limitazione dell’accesso agli edifici scolastici a personale esterno.
Per quanto riguarda la copertura vaccinale degli insegnanti e del personale scolastico, secondo il report del Commissariato all’emergenza pubblicato il 16 luglio, l’84% ha ricevuto la prima dose e il 75% ha completato l’intero ciclo di vaccinazione, ma restano oltre 220 mila lavoratori della scuola non immunizzati, pari a circa il 15% del totale. Il Commissario straordinario Francesco Figliuolo ha indicato alle Regioni di predisporre corsie preferenziali per i professori negli hub vaccinali per recuperare chi ancora non ha provveduto a vaccinarsi. L’Associazione nazionale presidi ha chiesto l’obbligatorietà del vaccino per gli insegnanti, come per i medici.
Per quanto riguarda gli studenti, attualmente nella fascia 12-19 anni l’82,6% dei ragazzi è non vaccinato. Il governo incoraggia tutti i ragazzi dai 12 anni a vaccinarsi come gesto di solidarietà e di responsabilità, per un senso di comunità, anche se loro personalmente rischiano poco se si ammalano di Covid.
Ma la vaccinazione non può essere obbligatoria. Non consentire ai non vaccinati la scuola in presenza sarebbe discriminatorio: viola i principi della Costituzione e i diritti dei minori all’istruzione e allo studio.
Sotto i 12 anni, non essendo possibili i vaccini, o sopra i 12 anni per chi non si sia vaccinato, vengono proposti gli screening con i tamponi, anche salivari.
Tuttavia, il Cts indica come non utile ricorrere a test sierologici o molecolari prima dell’accesso a scuola.
Un’ipotesi è il green pass per il personale scolastico. Il Garante della Privacy per contro ha sottolineato che è illegittimo per il datore di lavoro chiedere i dati delle vaccinazioni ai propri lavoratori, a meno di un intervento legislativo.
I nodi di sempre sono la mancanza di spazi sufficienti per il distanziamento in aula e i trasporti.
Riguardo agli spazi, purtroppo non sono stati fatti interventi strutturali nelle scuole. Le scuole italiane sono tristemente caratterizzate da anni dalle famose “classi pollaio” per mancanza di aule e personale.
Il Ministero dell’Istruzione tuttavia ha messo a disposizione centinaia di milioni di euro per aumentare la sicurezza all’interno degli istituti, grazie all’installazione di dispositivi di aerazione, ventilazione meccanica e sanificazione, oltre a 70 milioni per gli affitti di altre aule.
La scuola in sicurezza comporta anche potenziamento del personale. Il Governo introdurrà nuovamente i supplenti dell’emergenza, il cosiddetto “organico Covid”, tramite il decreto sostegni bis, che prevede una spesa complessiva di 400 milioni, per assumere a tempo determinato circa 40 mila insegnanti e 20 mila personale Ata.
La tristezza è che a un anno e mezzo dall’inizio della pandemia in Italia la sicurezza a scuola sembra ancora lontana. Ed è anche assurdo parlare ancora di “emergenza” per un problema che dura anni e che sta avendo ripercussioni imponderabili su un’intera generazione di studenti.