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Dopo Report, i magistrati onorari chiedono un reset di ANM e dei suoi referenti governativi

Autore: FONTE agenpress.it a cura di Ferraiuolo Giuseppe | Pubblicato Marzo 2018 in Scelti per te

Sulla magistratura onoraria il Ministro Orlando e l’ANM tacciono, negando una propria intervista a Report; ma i fatti parlano da sé.
Il Guardasigilli si è reso mero esecutore della volontà politica dell’ANM, ignorando i pareri resi dal CSM, dal Consiglio di Stato e dai Capi degli Uffici giudiziari.
Il risultato è una riforma avallata dall’ANM ma incostituzionale, iniqua e disfunzionale al buon andamento della giurisdizione ordinaria, il cui rilancio impone invece l’utilizzo full-timedei magistrati onorari.
L’ipotesi tratteggiata dal Consiglio di Stato, che rispetta i vincoli costituzionali e consente di impiegare a tempo pieno i magistrati onorari in servizio, dietro il riconoscimento di un trattamento adeguato, non vede invece la luce, benché non comporti alcuna invasione delle prerogative dei magistrati di ruolo in materia di carriera e autogoverno.
L’impiego full-time dei magistrati onorari, attraverso il congelamento di altre loro attività lavorative e il correlato riconoscimento di un equo corrispettivo, consentirebbe invece di smaltire e contrastare un arretrato che deprime il PIL italiano di due punti percentuali e di applicare i magistrati di ruolo con efficacia e serenità al contenzioso di secondo grado e di legittimità e a quello di primo grado connotato da maggiore complessità, allarme sociale e rilevanza economica.
L’ANM, dopo avere guidato la mano del Ministro Orlando verso un’inaccettabile controriforma, dovrebbe quindi smettere di rimproverare alla magistratura onoraria le sue iniziative di protesta o di imputarle opinioni differenziate e molteplici, quando  tutte le sue rappresentanze convergono sulla proposta avallata dal Consiglio di Stato.
In disparte le responsabilità di un Ministro che, prono alle unilaterali valutazioni politiche dell’ANM, si candida, da tale pulpito, a dare impulso alla rinascita democratica del proprio partito, i magistrati onorari sperano di sapere se l’ANM presta il proprio consenso politico all’ipotesi avallata dal massimo organo di giustizia amministrativa: nessun autogoverno per i magistrati onorari, nessuna carriera, ma l’applicazione delle tutele previdenziali e stipendiali previste per i magistrati di primo grado.
Tale assetto, peraltro, non farebbe che dare attuazione alle valutazioni emerse in sede sovranazionale, ove si è stabilita l’illegittimità dell’attuale assetto ordinamentale, in quanto discriminatorio, rigettando le surreali giustificazioni fornite dal Governo italiano (in tal senso essendosi espressi il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, nella decisione del 5 luglio 2016, pubblicata il 16 novembre 2016, sul reclamo n. 102/2013, e i Servizi della Commissione della Unione europea, nel procedimento Eu Pilot 7779/15/EMPL).
Altrettanto surreale in tale contesto è la difesa (d’ufficio?) che il ministro Orlando (componente di un Governo designato da un Parlamento nominato con una legge incostituzionale) fa della legittimità costituzionale della propria riforma, consentendo poi, a Camere sciolte, che dal suo Ministero promanino provvedimenti contrari al comune buon senso, quali il raddoppio della pianta organica dei giudici onorari o la revoca ai magistrati onorari delle loro tessere identificative che contemplano il loro diritto di porto d’armi da difesa personale.
Alla protervia sottesa a tali iniziative, fortemente denigratorie della categoria e incuranti dei contrastanti interessi pubblici e privati in campo, fa da sfondo una scena politica che ha spazzato via, con esemplare chiarezza, la maggioranza parlamentare di riferimento del Gurdasigilli.
In questo contesto di magmatiche novità ordinamentali e politiche, che riguardano la Nazione nella sua interezza, null’altro chiediamo all’ANM che di interessarsi alla tutela dei propri iscritti in una più ampia cornice costituzionale che impone rispetto anche per la magistratura onoraria e per gli utenti della giustizia.
Se questo Paese, fanalino di coda delle graduatorie OCSE sulla giustizia, meriti l’attuale assetto giurisdizionale non lo deciderà l’ANM; ma essa può contribuire a riforme che non impongano l’ampliamento numerico indiscriminato e inutile della magistratura di ruolo o di quella onoraria, se non dopo il ripristino della legalità per chi già opera nella giurisdizione, un riparto razionale dei carichi di lavoro, un’imputazione precisa delle responsabilità e delle guarentigie rispettivamente devolute alla magistratura di ruolo e onoraria.
Si troverà poi un qualche Ministro o Governo, seppure diversi dagli attuali, disposti ad ascoltare una siffatta proposta, in quanto condivisa e di buon senso e non solo perché proveniente dal sindacato delle toghe. Così come è nella ricerca di senso e di equilibrio che potrà stemperarsi la dialettica oggi aspra e improduttiva tra ANM e Capi degli Uffici, CSM, Consiglio di Stato.
Se poi tale apertura al dialogo e a soluzioni razionali avvenisse da subito, il Ministro della Giustizia in carica, notoriamente allineato all’ANM, potrebbe favorire senza indugio la procedura di raffreddamento e di composizione del conflitto in atto, attraverso il formale ritiro dei citati provvedimenti sul porto d’armi e le piante organiche; l’adeguamento ISTAT delle indennità spettanti ai magistrati onorari; il loro riconoscimento anche per le attività svolte per lo studio dei fascicoli e la redazione delle sentenze e dei provvedimenti extra-udienza; lo stanziamento in bilancio di fondi utili a riconoscere a tutti i magistrati onorari in servizio una retribuzione rispettosa dei parametri sanciti in sede sovranazionale (pro rata-temporis); l’inserimento nel Documento di economia e finanza, tra gli obiettivi strategici, dell’abbattimento dell’arretrato giudiziario attraverso l’utilizzo full-time dei magistrati onorari attualmente in servizio, previo riallineamento del relativo inquadramento giuridico-economico in conformità ai parametri indicati dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa; l’emanazione del decreto ministeriale che stabilisce l’entità del gettone di presenza dei componenti non togati dei Consigli Giudiziari e delle relative sezioni autonome.

FONTE agenpress.it