Insetti per cena
La carenza di cibo a livello globale chiede alla ricerca nuove soluzioni per nutrire il Pianeta, come ricorda la FAO (Food and Agriculture Organization), che lancia l’allarme sulle nuove sfide che pone l’aumento della malnutrizione nel mondo, a fronte dei sostanziali fallimenti dei programmi finora approntati.
Già attualmente 800 milioni di persone soffrono la fame, ma le stime prevedono che nel 2050 la situazione diventerà incontrollabile con più di 9 miliardi di persone sulla Terra, risorse sempre più scarse, meno terre coltivabili a disposizione, inquinamento delle acque, deforestazioni provocate dal pascolo e surriscaldamento del clima globale. Il problema delle fonti alimentari riguarda non tanto grassi e carboidrati, che sono più facili da reperire, quanto le proteine, dato che gli allevamenti di animali destinati alla macellazione sono sempre meno sostenibili a livello ambientale, per lo scarseggiare delle risorse idriche e la produzione di gas serra.
Nasce così l’ipotesi di considerare come fonte proteica alternativa gli insetti, già ampiamente consumati in diverse parti del mondo, come nell’Est asiatico e in America Latina. Dopo il via libera del Parlamento Europeo, che ha approvato le nuove regole per semplificare le procedure di autorizzazione del consumo di insetti nell’alimentazione umana, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) è al lavoro per studiarne la fattibilità, prima di passare la deliberazione per la commercializzazione sul mercato ai singoli Stati Europei. Indubbiamente, ci saranno da superare delle barriere psicologiche nei consumatori, per esempio, rivela una ricerca di Coldiretti, solo l’8 per cento degli Italiani accetterebbe di consumare insetti. E’ ovvio che nei cibi gli insetti non avranno la loro forma originale, ma saranno trasformati in farine o paste per cucinare.
Sono circa 1900 le specie biologiche alternative (tra cui gli insetti) candidate all’uso alimentare, microalghe, meduse, grilli, locuste, cavallette, tarme, larve, bachi, vermi, scorpioni, api, vespe, bruchi, formiche, cicale, libellule. Il Consiglio Ue che ha approvato il “novel food” ha stanziato un finanziamento di tre milioni di euro per ogni Nazione che lavori per incrementare la diffusione dell’Entomofagia, ossia il consumo alimentare umano di insetti. Dal punto di vista nutrizionale, gli insetti rappresentano una buona fonte proteica (60-70 % del peso secco), con proteine di alta qualità paragonabili a quelle fornite dalla carne e dal pesce, presenza di grassi insaturi, calcio, rame e zinco, a fronte di un basso impatto ambientale dell’allevamento e produzione: si stima infatti che gli insetti presentino un’alta efficienza di conversione nutrizionale, in media possono convertire 2 Kg di cibo in 1 Kg di massa corporea, laddove un bovino necessita di 8 Kg di cibo per produrre l’aumento di 1 Kg di peso corporeo.
Ovviamente devono essere scelti per l’alimentazione insetti che non siano a rischio di trasmissione di germi patogeni e tossine, o di scatenamento di allergia. Le conoscenze attuali sui possibili rischi legati al consumo di insetti non sono ancora sufficienti a garantire pienamente il consumatore.
Sembrano in particolare cruciali le condizioni di allevamento, cioè le caratteristiche del substrato, che influenzano la flora microbiologica dell’animale. La necessità di ridurre il consumo di carni risponde a ragioni di natura ambientale ed etica: bisogna però che la scienza ci garantisca sulla biosicurezza delle alternative.
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