Gli sposi adolescenti
Con la pubertà, di pari passo con le modificazioni fisiche e psichiche, insorgono i comportamenti mirati alla ricerca del partner. Gli attuali aspetti dello sviluppo fisico e psicologico degli adolescenti nei Paesi Occidentali, con l’abbassamento dell’età del menarca (la media è scesa negli ultimi 40 anni dai 15 ai 12,5 anni) e la crescente precocità di libertà ed emancipazione, ha portato un anticipo dell’età dei primi rapporti (in media tra i 15 e i 17 anni). L’inizio precoce dell’impegno sentimentale e sessuale può portare alla formazione di coppie più o meno stabili già in adolescenza.
Il matrimonio degli adolescenti in Italia è disciplinato dall’art. 84 del codice civile, che stabilisce che i minori non possono contrarre matrimonio, con la deroga di autorizzazione, al minore che abbia compiuto i 16 anni, da parte del tribunale per i minorenni, dopo aver accertato la sua maturità psicofisica, la gravità dei motivi e la fondatezza delle ragioni addotte nel ricorso presentato da lui stesso, e aver sentito il pubblico ministero, i genitori o il tutore.
Il minore ultrasedicenne che, autorizzato, si sposa, diventa “minore emancipato”. In 25 Stati del mondo non sono esplicitati invece limiti di età per le nozze. Tra il 2000 e il 2015 ci sono stati nel mondo circa 250mila casi di matrimoni di minori, secondo le stime di Unchained at Last, l’organi z zaz ione che si batte perché vengano introdotte leggi specifiche. Le spose bambine nel mondo sono un fenomeno collegato soprattutto a povertà, ignoranza, sopraffazione, in realtà socialmente a rischio, soprattutto quando il marito non è un minore ma un adulto.
In Italia, anche se non ci sono dati, il matrimonio tra gli adolescenti sembra comunque un evento piuttosto raro, anche perché nel nostro Paese in assoluto ci si sposa sempre meno, sempre più tardi e sempre più spesso civilmente. I giovani che decidono di vivere insieme scelgono molto più spesso la convivenza: gli ultimi dati Istat disponibili, che fanno riferimento al 2014, riportano che le unioni di fatto sono più che raddoppiate dal 2008, e cresciute quasi 10 volte rispetto al 1993-1994, mentre di pari passo sono calati i matrimoni, meno 57mila dal 2008 al 2014. Inoltre, si arriva al “sì” sempre più maturi: in media 34 anni gli uomini e 31 le donne. Alla precoce formazione di coppia in età adolescenziale è collegata la genitorialità.
Diventare genitori per gli adolescenti può avere un impatto negativo sulla loro vita, per maggior rischio di complicazioni della gravidanza data l’immaturità biologica della ragazza (anemia, preeclampsia, infezioni, parto pretermine, maggiore incidenza di lacerazioni cervico-vaginali e tagli cesarei, aumentate complicanze nel puerperio), abbandono scolastico, disoccupazione, indigenza, disgregazione familiare, disturbi psicoaffettivi, e su quella dei nascituri, con maggior probabilità di prematurità, problemi di nutrizione e crescita, ricorso al pronto soccorso e al ricovero. La genitorialità precoce è frutto di una carenza di informazione ed educazione alla sessualità responsabile.
Secondo i dati dell’indagine combinata SIMA- Laboratorio Adolescenza 2016, il 58% degli adolescenti ritiene di avere tutte le informazioni che gli sono necessarie a proposito del sesso, ma la fonte principale di informazioni è il gruppo dei pari: meno di un terzo si rivolge alla mamma, meno di un quinto al papà, poco più di un decimo agli insegnanti, il 16% si rivolge al medico e il 18% cerca le informazioni su Internet.
La mancanza di educazione sessuale da parte degli adulti è alla base di errori e rischi. Secondo i dati della Società Italiana di Pediatria sugli adolescenti italiani presentati al Congresso di Napoli di maggio scorso, un adolescente su tre (tra coloro che hanno già avuto rapporti) non usa mai contraccettivi. Secondo altri dati forniti dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), nel presentare la nuova campagna d’informazione sulla contraccezione “Love it! Sesso consapevole” dedicata alle under 25, ancora oggi 6 donne su 10 in età fertile (15-49 anni) non usano alcun metodo contraccettivo, il 15% non ne ha mai fatto uso e il 44% ha smesso di utilizzarlo.
In particolare, il 42% delle under 25 italiane non utilizza alcun metodo contraccettivo alla prima esperienza sessuale, l’Italia è ultima nella classifica europea per l’uso di pillola: solo il 16,2% delle donne la usa, contro il 50% delle donne olandesi, il 35% delle britanniche e il 30% delle tedesche. Mentre il Nord si mantiene sopra la media (tra il 23% della Val d’Aosta e il 16,6% del Friuli), scendendo a Sud il tasso diminuisce sensibilmente toccando il minimo del 7,2% in Campania. Poiché sono soprattutto le giovani e giovanissime ad essere restie alla contraccezione, le gravidanze tra le adolescenti sono in preoccupante aumento. Sono circa 2000, ogni anno, le minorenni italiane che mettono al mondo un figlio. Anche i papà, il più delle volte sono minorenni, anche se, spesso, di qualche anno più grandi.
I principali fattori favorenti la gravidanza nelle teenager sono risultati la bassa condizione socio-economica, l’avere genitori single o a loro volta che le hanno avute da adolescenti, i risultati scolastici scadenti. La situazione è più comune al Sud e tra le giovani extra-comunitarie.
Per sostenere le madri adolescenti, l’associazione umanitaria Save the children propone interventi specifici di sostegno, basati su una rete di supporto da parte dei servizi sociali e sanitari, prevedendo anche una formazione ad hoc per gli operatori per creare una figura professionale di riferimento. Purtroppo, sono ancora molte le adolescenti che si rivolgono al Giudice tutelare per ottenere il via libera all’aborto, ai sensi della legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza, senza aver confidato a nessuno della gravidanza. L’atto di interruzione di una gravidanza è sempre una sconfitta, per i genitori e per la società, che ci richiama al dovere di non lasciare senza supporto i nostri bambini cresciuti così in fretta.
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