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Analisi, divieti di balneazione e rischi: quello che c’è da sapere

Autore: Laura Cuomo | Pubblicato Giugno 2017 in Attualità

Acqua limpida ma “non balneabile”, divieti che arrivano quando l’inquinamento è già in atto e restano in vigore quando i colibatteri se ne sono già andati. Tanta è la confusione su questi temi: proviamo a fare chiarezza. Il colore delle acque del mare è, come la trasparenza, un elemento d’impatto, ma non ne determina la qualità.
La normativa non prevede il monitoraggio dei parametri chimici e fisici, quali ad esempio il pH, l’ossigeno disciolto e la trasparenza, ma si concentra esclusivamente su parametri indicatori di contaminazione fecale, Escherichia coli e Enterococchi intestinali. Solo su questo si basa il giudizio di idoneità delle acque, espresso dalle Agenzie Regionali per la Tutela dell’Ambiente preposte a tale scopo (in Campania leggasi ARPAC) durante la stagione balneare.

L’acqua viene considerata balneabile se i due parametri batteriologici risultano inferiori ai valori di 200 e 500, senza tener conto di altri parametri o della “sporcizia” (es. rifiuti alla deriva) che vi è nell’acqua.

La presenza di Escherichia coli ed Enterococchi intestinali in alte concentrazioni sta ad indicare una possibile presenza di batteri patogeni di provenienza fecale, causa di importanti malattie gastroenteriche.
Mare “balneabile” non vuol dire quindi mare pulito, ovvero non esclude la presenza in mare di sostanze inquinanti al di fuori di quelle prese in esame. Si riporta una nota ARPAC riguardante la presenza di Escherichia coli: 

Quali sono gli effetti e i rischi della balneazione in acque con Escherichia coli? “Gli Enterococchi intestinali sono batteri che fanno parte della flora microbica intestinale umana e animale. La loro presenza è indice di contaminazione fecale. Anche gli Escherichia coli, che fanno parte del più ampio gruppo dei Coliformi fecali, sono dei batteri che vivono nell’intestino di uccelli e mammiferi, incluso l’uomo. Il ritrovamento di questi batteri in acqua segnala sicuramente la presenza di inquinamento fecale di provenienza ad esempio da scarichi fognari, da allevamenti di animali”. 

Ogni quanto vengono effettuati i campionamenti, di ruotine? E perché, in alcuni casi, sono stati fatti delle seconde analisi a distanza di poche ore dalla prima?
«Nel periodo compreso tra il 1 aprile e il 30 settembre di ciascun anno, vengono effettuati campionamenti in ciascuna area di balneazione, con frequenza mensile. Sono le analisi routinarie effettuate sempre nello stesso punto.

In caso di inquinamento, dopo il primo superamento dei limiti scatta immediatamente l’ordinanza del sindaco per il divieto temporaneo su tutta l’area.  In questi casi il sindaco può chiedere ad Arpac di effettuare un ulteriore campionamento con delle analisi aggiuntive supplementari,in punti studio in corrispondenza di potenziali fonti di inquinamento, analisi di delimitazione con spostamento a sinistra e a destra per individuare la zona interessata all’inquinamento, analisi di emergenza quando l’ Arpac o altri enti ritengono necessario ricercare idrocarburi, tensioattivi, microbiologia, fitoplancton. In caso di esito positivo dei risultati delle analisi del nuovo campionamento il divieto di balneazione può essere revocato». 

Come avviene l’analisi? «I campioni di acqua prelevata vengono posti in coltura microbiologica. Le analisi hanno una durata, stabilita dalla legge, di 48 ore e solo trascorso questo tempo l’esito può essere validato. Tuttavia quando il superamento è già evidente a 24 ore dall’inizio delle analisi, viene comunque comunicato al Sindaco del Comune interessato per l’adozione dei provvedimenti».