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A letto con i microbi

Autore: Lucia Reale | Pubblicato Marzo 2018 in Cultura

Ogni anno una persona produce in media 26 litri di sudore e l’umidità è l'habitat ideale per i funghi. Quale luogo mi­gliore di lenzuola e cuscini per proliferare...
A chi non fa piacere coricarsi in un letto pulito e addormentar­si tra lenzuola profumate, non solo per la piacevolissima sensa­zione di riposare meglio, ma principalmente per motivi di carat­tere igienico e salutistico. Tra le loro pieghe di lenzuola e federe si trovano infatti i microbi prodotti principalmente da noi stessi. Il nostro corpo produce funghi che emaniamo tramite il sudore, l’epidermide, l’espettorazione (i colpi di tosse e gli starnuti) o con le secrezioni vaginali e anali.
Così dopo appena una settimana le lenzuola si trasfor­mano in un covo di germi. E la cosa più pericolosa è che i micro­bi si trovano vicino alla bocca e al naso: impossibile non inalarli. Il risultato è quello di ritrovarsi con sintomi allergici come raffreddore o gola irritata, pur non soffrendo di allergia.
La strategia vincente consiste quindi nel cam­biare lenzuola e federe una volta la settimana, al­meno due volte in estate quando si usano pigiami leg­geri e la pelle resta a diretto contatto con il tessuto. Un buon accorgimento per limitare la presenza di microorgani­smi è quello di scegliere lenzuola in tessuti naturali come cotone e/o lino, perché si tratta di fibre traspiranti che possono essere lavate a temperature più alte (anche se l’acqua troppo calda in poco tempo comunque rovina i tessuti e scolorisce i colori). Ri­sulta infatti che la biancheria lavata a 40° presenta un numero di batteri 500 volte inferiore dopo il lavaggio (quelli che soprav­vivono sono comunque sono 100 milioni). La stessa biancheria lavata a 30° contiene invece un numero solo 10 volte inferiore rispetto a prima del lavaggio. Il fatto che il bucato sia pulito e non ci siamo macchie e di aloni non è necessariamente in­dice di assenza di batteri e germi. I batteri infatti resistono ai lavaggi del bucato in lavatrice: infatti il loro ambiente preferito sono gli ambienti caldi e umidi come i cestelli delle lavatrici, ide­ali per crescere e moltiplicarsi.

Chi non ricorda il servizio delle Iene di qualche anno fa??
L’inviato si premunì di una lampada di Wood (comunemente chiamata anche lampada uv), in grado tra l’altro, di individuare macchie da liquidi organici non visibili ad occhio nudo. Mirino dell’analisi furono le lenzuola di diverse attività ricettive, anche stellate, che ne uscirono poco decorosamente, sottolineando la vastità dei germi e dei liquidi organici rimasti intrappolati tra le fibre delle lenzuola…”pulite”!!