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Gli adolescenti di oggi e l'amicizia

Autore: a cura del dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Febbraio 2017 in Salute

Importanti dati sono emersi dall’indagine cono­scitiva annuale su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani”, la fotografia puntuale dei nostri ragazzi in tutti gli aspetti della loro vita, giunta quest’anno alla sua sedicesima edizione, circa la so­cialità degli adolescenti di oggi. L’argomento è stato discusso in tavole rotonde con esperti nell’ultimo Con­gresso Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA), il 25 e 26 novembre 2016 a Pisa, che, presieduto dal Prof. Giuseppe Saggese e dal Dottor Piernicola Garofalo, ha visto l’insediamento di un nuovo direttivo dalle competenze trasversali e multidisciplinari, guidato alla presidenza dalla Dotto­ressa Gabriella Pozzobon, dirigente nel Reparto Pe­diatria dell’Ospedale San Raffaele di Milano. La ricerca, condotta su un campione nazionale rappresentativo di 2107 studenti di terza media, per conto dalla SIMA dell’Associazione Laboratorio Adolescenza presieduto dal giornalista Maurizio Tucci, che ha curato l’indagine, ha rivelato dati molto interessanti sul modo di in­tendere oggi le relazioni amicali da parte dei nostri ragazzi, che riassumo qui.

1) Aumenta il numero di amici ma scompare l’amico “del cuore”. L’85,5% degli adolescenti inter­vistati dichiara di avere “molti amici”, mentre solo il 9% preferisce vedersi e frequentare un solo amico/a per volta. Per quanto riguarda le differenze territoriali, la percentuale di chi afferma di avere molti amici cresce progressivamente passando dal Nord-Ovest (81,9%), al Centro (83,7%), al Sud (87,6%), alle Isole (92,8%), confermando lo stereotipo della maggiore socialità e “calore” dei popoli del Sud.

2) Amici reali e virtuali. Le nuove amicizie si cre­ano in grandissima prevalenza a scuola (95,5%), ma i nuovi amici si trovano spesso anche praticando sport (70,9%) o tra i figli di amici dei genitori (57,1%). La no­vità è che per il 31% degli intervistati Internet rappre­senta oggi un canale per creare nuove amicizie, che diventano poi “reali”.

3) Maschi e femmine. Sembra cadere, nei giovani di oggi, il tabù dell’amicizia col sesso opposto: la metà del campione dichiara, indipendentemente dal sesso, di avere un numero simile di amici maschi e femmine, anche se solo il 4% dei ragazzi e il 10% delle ragazze ha più amici di sesso opposto che del proprio.

4) Amicizie fedeli ma litigiosi. Solo il 13% dei maschi e il 9% delle femmine cambia frequentemente amicizie. Ma la conflittualità è elevata: il 43% dei ma­schi e il 47,5% delle femmine con gli amici litiga (qual­che volta o spesso), mentre solo il 7% non litiga mai.

5) Il gruppo dei pari. Il 90% degli intervistati fre­quenta un gruppo di pari. Per i giovani è normale cerca­re nel gruppo il senso della propria dimensione, perché il gruppo accoglie, protegge e riconosce la nuova iden­tità, soddisfa il bisogno di appartenenza attraverso la condivisione di esperienze e di emozioni. Tuttavia una novità è la tendenza a frequentare gruppi numerosi di coetanei piuttosto che ristretti. Inoltre, i ragazzi di oggi tendono a percepire il gruppo non più come un luogo protetto, un “porto sicuro”. Le relazioni nel gruppo sono spesso di sfida, competizione, paura di deludere e non essere accettati, e creano disagio. Cresce infatti la percentuale di chi dichiara di fare (spesso o occa­sionalmente) cose che non vorrebbe, anche malvo­lentieri, per adeguarsi alle decisioni del gruppo. Il 50 % dei ragazzi ammette di tenere, quando è con gli amici, comportamenti che possono risultare rischiosi e se, tra questi, il 36 % dice di farlo perché attratto dal ri­schio, quasi uno su sei dichiara di comportarsi in questo modo per avere maggiore credito all’interno del gruppo o attrarre su di sé l’attenzione. Inoltre, al 32% capita di provare disagio quando è con gli amici, e il 52% fa con­fronti tra il proprio aspetto fisico (specie le femmine, 62%) e quello degli amici. Commenta Piernicola Garofa­lo, past- president della SIMA: “L’adolescente, individuo in formazione, ondeggia naturalmente tra sentimenti di onnipotenza e grandi fragilità e insicurezze. Ne­g l i anni recenti, complice certamente un indi­rizzo sociale che tende verso la competiti­vità spinta, osserviamo negli adolescenti un significativo aumento della fragilità psicologica. Pensiamo soltanto all’in­cremento nettissimo di patologie legate ai disturbi della condotta ali­mentare, di sindromi depressive o la crescita dei fenomeni suicidarie. L’a­dolescente più che in passato soffre il confronto e la fatica ad assumersi la responsabilità delle sue scelte. Ra­gion per cui delega volentieri questa responsabilità al gruppo, nel quale si nasconde e annulla, ma paga un prezzo alto in termini di au­tonomia individuale, anche per la paura di poter essere estromesso che lo porta ad una pericolosa acquiescen­za pericolosa”. Conclude il Professor Carlo Buzzi, ordi­nario di sociologia all’Uni­versità di Trento e referen­te per l’area sociologica di Laboratorio Adolescenza: “Il gruppo dei pari sta perdendo la sua preziosa connotazione di garan­zia e protezione e diventa per gli adolescenti un luogo compe­titivo nel qua­le ci si deve confrontare e difendere. È lo specchio di una società sempre più competitiva”.

6) I rischi della rete. L’abitudine sempre più inten­siva di utilizzare i social network ha creato una genera­zione di adolescenti in bilico tra una socialità “classica”, ovvero all’interno del gruppo dei pari, ed una socialità “in rete”. Ambiti che molte volte hanno ampi margini di sovrapposizione (gli amici “reali” sono anche quelli con cui ci si è in contatto sui social), ma tante altre aprono nuovi scenari relazionali con le opportunità, ma anche i rischi, che ciò può comportare, poiché dispongono di strumenti comunicativi potentissimi per entra­re in contatto con il mondo, ma con la modesta esperienza reale e capacità di comprensione delle dinamiche di vita proprie di un adolescente. Innan­zitutto, poiché come rivelano i dati dell’indagine, tra gli adolescenti sia sempre più diffusa l’abitudine di avviare una conoscenza in rete e trasferirla poi nella realtà, c’è il problema dei contatti con sconosciuti. I dati dell’Inda­gine evidenziano, ad esempio, che per il 56% degli ado­lescenti intervistati dare l’amicizia su Facebook ad uno sconosciuto non è pericoloso. Per una fascia compresa intorno al 30-35% non è pericoloso, sempre nei rappor­ti virtuali con uno sconosciuto, scambiarsi il numero di telefono, inviare una propria foto, dirgli la scuola che si frequenta e la città in cui si vive. Per il 26% non è pericoloso neanche accettare un incontro (a condizione che all’incontro ci si vada in com­pagnia di altri amici) mentre un incontro “da soli” non è pericoloso per il 15% dei maschi e per il 5% delle femmine. Passando dalla “teoria” (ritenere più o meno pericoloso un comportamento) alla “pratica”, il 59% ha di­chiarato di aver dato l’amicizia Facebook ad uno sconosciuto; il 22% di avergli det­to la scuola che frequenta; il 29% di aver scambiato il numero di tele­fono; il 18% (22% delle femmi­ne) di avergli inviato una pro­pria foto; il 20% di aver accettato un incontro al quale è andato insieme ad amici e il 9% di aver accettato un incontro al quale è andato da solo (o da sola). Un altro dato che emerge è che i giovani che mostrano di avere maggiori difficoltà a inserirsi all’interno del gruppo usano i social network in modo più massiccio degli altri, e sono anche quelli più espo­sti ai rischi come il cy­berbullismo.