
Acufene: Dottoressa ho dei fischi nelle orecchie.

Un italiano su dieci soffre di acufene. Sono fischi e ronzii fastidiosi, a volte veri e propri rumori che non cessano mai. L’acufene, per chi ne soffre, è un vero supplizio e può diventare un dramma in grado di influire molto sulla qualità della vita, perché può arrivare ad impedire lo svolgimento delle attività quotidiane. Chi ne soffre riporta situazioni di forte disagio e lamenta l’incapacità ad abituarsi a questo disturbo, che è ancora oggi molto difficile da risolvere completamente.
Esistono dei fattori di rischio che possono aumentare la “probabilità” di sviluppare l’acufene: l’abbassamento uditivo, una storia di esposizione al rumore sia acuta che soprattutto cronica, il fumo di sigaretta, patologie sistemiche quali ipertensione, cardiopatie e problemi circolatori e disturbi vari, anche lievi, della sfera psicologica come l’ansia, la depressione e lo stress. Inoltre, è importante non tralasciare le patologie muscolo-scheletriche a carico della testa e del collo.
Quando parliamo di acufene la terapia farmacologica svolge un ruolo secondario; la maggior parte dei trattamenti infatti si basa su sostanze ad azione antiossidante ed integratori più o meno generici. Soprattutto negli acufeni indotti da un danno uditivo difficilmente tali sostanze sono in grado, da sole, di portare a miglioramenti significativi dell’acufene. Esistono invece altri tipi di terapie a carattere principalmente riabilitativo che hanno mostrato maggiore efficacia nel lungo termine come l’applicazione di APPARECCHI ACUSTICI che recuperando la sensibilità uditiva allevia oppure annulla totalmente l’acufene; e la TERAPIA DEL SUONO che si basa sul concetto di desensibilizzazione alla percezione dell’acufene mediante la somministrazione di suoni terapeuticamente adeguati con una diminuzione progressiva del fastidio ed aumento della tollerabilità. Altra metodica interessante è l’arricchimento sonoro notturno che non si limita a favorire l’inizio del sonno (anche se ha comunque questo effetto) né mascherare l’acufene. Il punto fondamentale, è lasciare il suono per tutta la notte e non solo al momento di addormentarsi. L’arricchimento sonoro notturno ha il vantaggio inoltre di favorire un sonno tranquillo: durante i normali risvegli notturni (di cui non siamo consapevoli), presenti in qualsiasi sonno regolare. La presenza di un sottofondo neutro favorisce il riaddormentarsi.
La tendenza dell’acufene a persistere nel tempo anche quando la causa viene eliminata o fortemente ridotta dipende dai tempi necessari al rimodellamento neuroplastico funzionale dei neuroni coinvolti: in sostanza, l’esperienza percettiva di un acufene genera rapidamente nuove reti sinaptiche collegate alla memoria e alla sfera emotiva, i tempi necessari al resetting ed alla cancellazione di queste nuove sinapsi non sono brevissimi; da qui il consiglio a tutti di assecondare con tranquillità gli eventuali progressi della percezione sgradevole e del disagio.
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