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Acufene: Dottoressa ho dei fischi nelle orecchie.

Autore: Marianna Grazioso De Pascale | Pubblicato Giugno 2017 in Salute

Un italiano su dieci soffre di acu­fene. Sono fischi e ronzii fasti­diosi, a volte veri e propri ru­mori che non cessano mai. L’acufene, per chi ne soffre, è un vero supplizio e può diventare un dramma in grado di influire molto sulla qualità della vita, perché può arrivare ad impedire lo svolgimento delle attività quotidiane. Chi ne soffre riporta situazioni di forte disagio e lamenta l’incapacità ad abi­tuarsi a questo disturbo, che è ancora oggi molto difficile da risolvere com­pletamente.

Esistono dei fattori di rischio che possono aumentare la “probabilità” di sviluppare l’acufene: l’abbassamen­to uditivo, una storia di esposizione al rumore sia acuta che soprattutto cronica, il fumo di sigaretta, patologie sistemiche quali ipertensione, cardio­patie e problemi circolatori e disturbi vari, anche lievi, della sfera psicologi­ca come l’ansia, la depressione e lo stress. Inoltre, è importante non tra­lasciare le patologie muscolo-schele­triche a carico della testa e del collo.

Quando parliamo di acufene la terapia farmacologica svolge un ruolo secondario; la maggior par­te dei trattamenti infatti si basa su sostanze ad azione antiossidante ed integratori più o meno generici. Soprattutto negli acufeni indotti da un danno uditivo difficilmente tali sostanze sono in grado, da sole, di portare a miglioramenti significativi dell’acufene. Esistono invece altri tipi di terapie a carattere principalmen­te riabilitativo che hanno mostrato maggiore efficacia nel lungo termine come l’applicazione di APPARECCHI ACUSTICI che recuperando la sensi­bilità uditiva allevia oppure annulla totalmente l’acufene; e la TERAPIA DEL SUONO che si basa sul concetto di desensibilizzazione alla percezione dell’acufene mediante la sommini­strazione di suoni terapeuticamente adeguati con una diminuzione pro­gressiva del fastidio ed aumento della tollerabilità. Altra metodica interes­sante è l’arricchimento sonoro not­turno che non si limita a favorire l’ini­zio del sonno (anche se ha comunque questo effetto) né mascherare l’acu­fene. Il punto fondamentale, è lascia­re il suono per tutta la notte e non solo al momento di addormentarsi. L’arricchimento sonoro notturno ha il vantaggio inoltre di favorire un sonno tranquillo: durante i normali risvegli notturni (di cui non siamo consape­voli), presenti in qualsiasi sonno re­golare. La presenza di un sottofondo neutro favorisce il riaddormentarsi.

La tendenza dell’acufene a per­sistere nel tempo anche quando la causa viene eliminata o fortemente ridotta dipende dai tempi necessari al rimodellamento neuroplastico fun­zionale dei neuroni coinvolti: in so­stanza, l’esperienza percettiva di un acufene genera rapidamente nuove reti sinaptiche collegate alla memoria e alla sfera emotiva, i tempi necessari al resetting ed alla cancellazione di queste nuove sinapsi non sono bre­vissimi; da qui il consiglio a tutti di assecondare con tranquillità gli even­tuali progressi della percezione sgra­devole e del disagio.