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Pubertà e adolescenza

Autore: dott. Carlo Alfaro | Pubblicato Luglio 2017 in Salute

La pubertà è il periodo della vita caratterizzato dai profondi cambiamenti morfologici, funzio­nali e psichici che caratterizzano il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Dura dai 10-16 anni ai 18- 20, con differenze legate a fattori genetici, ambien­tali, alimentari e di stile di vita. Durante la pubertà si sviluppano gli apparati genitali maschile e femmini­le, chiamati “caratteri sessuali primari”, con la matu­razione delle gonadi (gametogenesi), che rendono l’individuo capace di riprodursi, e i “caratteri sessuali secondari”, che consistono nella manifestazione di notevoli differenze corporee (dimensioni, forma, statura, composizione e funzione di vari organi e ap­parati del corpo) tra maschi e femmine, compresi ge­nitali esterni, voce, mammelle, peluria, distribuzione di grasso e muscoli. Nel maschio, il primo segno della pubertà è l’aumento di volume dei testicoli, dai 2 ml dell’infanzia a 4 ml. Lo sviluppo del pene si verifica circa 12-18 mesi dopo, ma con tempistiche molto differenti da un ragazzo all’altro, e si associa alle erezioni spontanee mattutine. La prima eiacu­lazione (spermarca) caratterizza l’avvenuta matura­zione sessuale, in media 2 anni e mezzo dopo l’inizio della pubertà. Lo spermarca si verifica mediamente tra i 13 ed i 16 anni. Il primo segno che sta inizian­do la pubertà nelle ragazze è la comparsa del bot­tone mammario, l’abbozzo della mammella (telar­ca).

Questo può precedere fino a 5 anni il menarca (primo ciclo mestruale), può essere unilaterale per molto tempo e può causare dolore: è tutto normale. Spesso anche i maschi presentano aumento di vo­lume della ghiandola mammaria mono o bilaterale (ginecomastia puberale): il 40-70% dei ragazzi tra i 13 e 16 anni, soprattutto se sovrappeso. Regredisce di solito spontaneamente in 2-4 anni. Il menarca avviene in media a 12anni e mezzo, con ampia varia­bilità da soggetto a soggetto (9-15 anni). Fisiologica­mente fino a 5 anni dopo il menarca i cicli possono essere molto irregolari per quantità e frequenza, per immaturità dell’equilibrio endocrino (cicli anovula­tori). La percentuale di cicli anovulatori si attesta intorno al 55% nei primi due anni, per poi scendere al 20% dopo 5 anni .

Alle modificazioni fisiche corrispondono cam­biamenti psichici (pulsioni sessuali) e di tipo psi­cosociale e culturale. Questi ultimi definiscono la condizione di “adolescenza”. Gli adolescenti sono caratterizzati da un proprio modo di pensare e agire peculiare di questa epoca della vita. Ciò dipende da fattori neurobiologici, psicologici, sociologici. Sul piano neuro-biologico, gli studi delle neuroscien­ze spiegano oggi il perché gli adolescenti trovano difficoltà a dare il giusto valore di rischio ad una determinata azione e sono alla perenne ricerca di emozioni forti: esiste una mancata sincronizzazio­ne tra le aree cerebrali di controllo e di giudizio, chiamate globalmente “controller”, deputate al “decision making” e al controllo comportamenta­le volontario, in quanto permettono di discernere quali bisogni assecondare, che sono situate nella corteccia frontale e la corteccia cingolata anteriore, e si sviluppano verso i 20-25 anni, e le aree cerebrali del “driver”, che regolano i bisogni fisici e sono le regioni sottocorticali, rappresentate dal sistema limbico, a sviluppo verso i 14-15 anni: queste sono responsabili invece degli impulsi emotivi e della bramosa ricerca e selezione (“craving”) degli stimoli ad alta capacità gratificante ed appagante, renden­do i ragazzi più impulsivi e propensi ad assumere comportamenti rischiosi. Sul piano psicologico, per passare dalla condizione di bambino a quella di adulto, il ragazzo deve sperimentare, mettersi in gioco, confrontarsi con il mondo, inventarsi nuovi modelli e nuovi equilibri emotivi e cognitivi. La ri­strutturazione della propria identità, la riflessione su di sé, la consapevolezza del divario tra ideale e reale, possono favorire l’insorgenza di sentimenti di disagio e di malessere. Così, a momenti in cui ci si sente forti e invincibili, spesso se ne alternano altri in cui ci si sente soli, impotenti, timorosi. Sul piano sociologico, un compito dell’adolescente è quello di uscire dal legame di dipendenza che lo lega da bambino ai suoi genitori. Può differenziarsi drasti­camente da loro investendo molto nei rapporti di amicizia, oppure il distacco può essere graduale con una serie di manifestazioni di autonomia e con­temporanee richieste di attenzione e di protezione. La “disidealizzazione” delle figure genitoriali porta a volte l’adolescente ad assumere atteggiamenti aggressivi nei confronti del mondo degli adulti. Il gruppo dei pari (o l’amico del cuore) è idealizzato proprio come lo erano i genitori durante l’infanzia.
Pubertà e adolescenza sono fasi della vita deli­catissime, sia dal punto di vista fisico che psichico, noi adulti dobbiamo averne estrema cura e atten­zione.