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Cause e cure nel trattamento della fascite plantare
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Per capire le cause d’origine ed i trattamenti più utili per curare la fascite plantare bisogna innanzitutto dare un rapido sguardo all’anatomia del piede. Il legamento arcuato è una robusta fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Questo legamento ha un ruolo importante nella trasmissione del peso corporeo al piede durante la deambulazione e la corsa. Quando il piede si eleva sulle punte, togliendo il tallone dal suolo, l’aponeurosi plantare subisce una distensione. Quindi la fascite plantare compare quando il legamento arcuato si è infiammato a causa dell’eccessivo utilizzo.
Nella fase iniziale la fascite plantare tende a coinvolgere l’inserzione di questo legamento a livello calcaneare causando dolore in quest’area. Successivamente il dolore tende a spostarsi verso l’avampiede portandosi lungo tutta la pianta e risparmiando soltanto la punta delle dita.
LE CAUSE
Possono essere varie: piedi piatti o cavi, scarpe inadeguate (troppo larghe o troppo strette, troppo morbide o troppo rigide), sovrappeso, obesità , allenamenti inadeguati e contrattura o debolezza di alcuni muscoli della gamba come il polpaccio, il peroneo, il tibiale posteriore e gli estensori delle dita del piede.
LE CURE
La fascite plantare si cura quasi sempre con il riposo, per un periodo che va da sei settimane fino a tre quattro mesi nei casi più gravi. L’errore classico che commettono in particolare i soggetti che praticano attività sportiva è quello di riprendere le sedute di allenamento o le competizioni prima che il dolore sia scomparso del tutto.
Visto il lungo periodo di inattività gli antinfiammatori sono inutili (tranne nella fase acuta, molto dolorosa) mentre sono indicati la fibrolisi o l’applicazione di onde d’urto meccaniche del litotritore. Gli ultimi due interventi hanno lo scopo di distendere le fibre del fascio plantare (la prima) o di causare dei microtraumi che vascolarizzano la zona infiammata rigenerandola.
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