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La sindrome di Ménière, triade di: vertigini, acufeni e riduzione dell’udito!
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L’orecchio interno è formato principalmente da due strutture: la coclea (o chiocciola), cioè l’organo dell’udito e l’apparato vestibolare, cioè l’organo dell’equilibrio.
Entrambi questi organi sono collegati con il cervello tramite due nervi: il nervo cocleare per la coclea e il nervo vestibolare per l’apparato vestibolare. L’apparato vestibolare presenta una struttura composta da canali semicircolari, che prende il nome di labirinto. Nel labirinto e nella coclea, è contenuta l’endolinfa. Quest’ultima è fondamentale per la percezione uditiva e per l’equilibrio, in quanto permette la trasmissione del segnale nervoso.
La sindrome di Ménière è una malattia che affligge l’orecchio interno. Si caratterizza per l’accumulo di endolinfa all’interno del labirinto e per la conseguente alterazione del segnale nervoso tra orecchio e cervello. Le principali conseguenze sono: perdita dell’udito, vertigini, mancanza di equilibrio e percezione di “rumori” o “fischi” nell’orecchio (acufeni).
Sintomi principali della sindrome di Ménière:
Ipoacusia, cioè riduzione dell’udito da parte dell’orecchio interessato;
Vertigini, che causano mancanza di equilibrio;
Nausea e vomito, a cui seguono sudorazione fredda e ipotensione arteriosa;
Acufeni, cioè “fischi” nell’orecchio.
Le principali complicazioni della sindrome di Ménière sono allo stadio avanzato della malattia:
Sordità completa dell’orecchio colpito;
Interessamento dell’orecchio sano, dopo 2-3 anni;
Depressione e ansia, dovute alla qualità della vita scadente, causa i ripetuti attacchi di nausea e vomito.
Non essendoci una specifica terapia per la sindrome di Ménière, tuttavia, si possono attenuare determinati sintomi della malattia. Importantissimi i trattamenti e la prevenzione degli attacchi di vertigine e di nausea che si presentano indispensabili per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
I trattamenti per la perdita dell’udito e per gli acufeni, attraverso l’utilizzo di apparecchi acustici che mirano a recuperare, in parte la capacità uditiva migliorando così la sindrome del paziente. Infine possiamo dire che i pazienti non mostrano tutti lo stesso quadro clinico. Infatti, i sintomi variano da caso a caso. Alla luce di questa premessa, alcune considerazioni sono opportune. Nonostante non esista una cura specifica, buona parte dei malati (circa l’80%) migliora la propria condizione di salute, senza ricorrere alla chirurgia invasiva. Tuttavia, l’essere soggetti a periodici attacchi di nausea, vomito e perdite dell’udito, incide negativamente sulla qualità della vita. La situazione peggiora, se la perdita della capacità uditiva è permanente (sordità).
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