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Quando l'abito da sposa... finisce in tribunale

Autore: Avv. Patrizia Cappiello | Pubblicato Aprile 2018 in Cultura

La boutique specializzata in abiti da cerimonia non ha effettuato le modiche al mio abito da sposa, come pattuito. Mi sono rifiutata di acqui­stare l`abito e ho chiesto la restituzione della caparra versata. Ma la boutique si è rifiutata. Posso fargli causa e chiedere il risarcimento dei danni morali?


Il caso in esame configura certamente un ina­dempimento contrattuale, posto che la parte venditrice non ha eseguito correttamente la prestazione assunta. La sposa, che ha già versato le somme a titolo di acconto, è legittimata a chiede­re la restituzione dell`indebito e, in questo caso, ci sono gli elementi per estendere la richiesta anche al risarcimento dei danni “non patrimoniali”.
Tradizionalmente questo tipo di danno veniva riconosciuto solo quando fosse stato causato da un evento lesivo che costituisse già di per sé reato. Recentemente, invece, l` orientamento della Corte di Cassazione è cambiato: è stato riconosciuto che anche il mancato rispetto degli obblighi contrat­tuali può arrecare ricadute su momenti di vita del creditori non economicamente valutabili com` è appunto il matrimonio, dato che il bene era parti­colarmente significativo nella vita sociale dell` ac­quirente.
Tuttavia bisogna esser certi di poter prova­re che erano state chieste delle modifiche ben precise e che i vizi dell’abito sono stati pronta­mente segnalati. Invero, la Corte di Cassazione, nella sentenza n. 8509 del 31 marzo 2017, ha ne­gato il risarcimento danni ad una sposa, condan­nandola al pagamento dell’abito per intero e delle spese legali, perché “la vaghezza della denuncia della sposa non consente di individuare nem­meno lontanamente i parametri ai quali il ma­nufatto si sarebbe dovuto attenere”.