Mestieri antichi in Penisola Sorrentina Il maestro d’ascia “Roccuccio”
Il tempo ha il potere di trasformare i luoghi, le persone e la cultura di interi popoli. La memoria riveste una notevole importanza per comprendere il senso del presente: nell’ultimo decennio più che in precedenza, lo studio ed il recupero delle tradizioni locali è diventato un fenomeno di tendenza.
In penisola sorrentina, considerata la sua vocazione turistica, non è stato difficile preservare attività come il ballo della tarantella che tutt’oggi resta tra le attrattive folkloristiche più apprezzate dagli ospiti e resa ancora più suggestiva grazie agli abiti d’epoca: frange, trine di oro e ampie gonne coloratissime continuano a far gioire turisti italiani e stranieri e quanti, attraverso questo lavoro, hanno messo su un vero e proprio business.
Il turismo sviluppato essenzialmente a partire dal Grand Tour, a cavallo tra Settecento e Ottocento, promosse attività quali setifici in grado di rifornire l’intero mercato partenopeo, oltre all’ebanisteria e all’intarsio, tecnica di lavorazione del legno conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, oggi quasi completamente scomparsa a causa della diminuzione dei maestri artigiani che ancora oggi portano avanti quest’arte.
Ma quali erano le attività svolte dalla maggioranza del popolo? La bella penisola sorrentina, ricca di una generosa campagna, era divisa tra chi coltivava la terra e chi invece, volgendo lo sguardo verso l’orizzonte e portando avanti le tradizioni di famiglia, sceglieva le vie del mare. Un mare che mostrava la sua bontà nel sostenere intere famiglie e la sua tirannia quando strappava l’affetto e il sostentamento di un uomo ai suoi cari, condannati alla vana attesa di un ritorno.
Quella della penisola era una comunità affollata di pescatori, scaricatori di porto in attesa delle navi a vela provenienti da Napoli, operai e falegnami intenti a riparare o costruire nuovi bastimenti.
Tra le figure più affascinanti c’è quella del maestro d’ascia: tra gli ultimi rappresentanti di questo mestiere, c’è Rocco Maresca, per alcuni “Roccuccio”, per altri “Mastù Roc” che dall’età di otto anni alternava gli studi nella locale scuola elementare e il pomeriggio ad imparare il “mestiere” da un maestro d’ascia originario di Sorrento, Giuseppe Amitrano. A nove anni fu notato da un maggiordomo di un signore di Capri che gli propose di raggiungere l’isola per lavorare alla costruzione di alcune piccole imbarcazioni: ci rimase due anni. Lì, costruì, da solo, le sue prime creazioni: le tipiche barche per navigare nella Grotta Azzurra e un gozzo con i primi motori del tempo. Una volta tornato a Piano di Sorrento, nella “sua” Marina di Cassano, Rocco, iniziò ad alternare l’attività di maestro d’ascia nei mesi invernali e quella di marinaio su barche a vela e motoscafi in quelli estivi: «Riuscivo a comprarmi una proprietà all’anno, grazie alla vasta clientela che con il tempo sono riuscito ad avere tra cui personaggi famosi come il cantante Sergio Bruni, il comico napoletano Enzo Cannavale e il grande Eduardo De Filippo». Rocco Maresca è stato anche il pioniere di innovative tecniche di costruzione. In particolare, introducendo al posto della carena a fasciame quella a compensato marino: «Questa nuova tecnica ha dato ottimi risultati, sia dal punto di vista della velocità che della stabilità. Un metodo che successivamente in molti hanno copiato».
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