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Il problema della stupidità: più pericolosa della cattiveria

Autore: Luca Ricciardi | Pubblicato Marzo 2017 in Cultura

Cos’è la stupidità? Difficile darne una definizione. In grandi linee si potrebbe affermare che la stupidità si potrebbe associare ad uno stato di profonda indifferenza e apatia, a differenza dell’intelligenza che comporta la volontà di migliorare continuamente se stessi. Una cosa è certa: la stupidità non è il contrario di intelligenza perché anche le persone intelligenti a volte si comportano da stupide.
Uno studio elaborato dall’economista italiano Carlo Cipolla ha messo a punto un sistema efficace per identificare la stupidità che viene così classificata in 4 “tipologie umane”:
lo sprovveduto, la persona che con il suo agire danneggia se stesse mentre produce un vantaggio per qualcun altro;
l’intelligente, colui le cui azioni avvantaggiano se stesso e anche gli altri;
il bandito o cattivo, chi agisce in modo da trarne vantaggio ma danneggia gli altri;
lo stupido: la persona che causa un danno agli altri senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.

La stupidità secondo gli esperti risponde ad alcune leggi certe:
• La probabilità che una persona sia stupida non dipende da altri fattori come educazione, ambiente, cultura, ecc.
• Le persone non stupide sottovalutano SEMPRE il numero di stupidi in circolazione e il loro potenziale nocivo.
• Lo stupido è la persona più pericolosa che esista.
È un fatto universalmente riconosciuto che le persone con animo nobile generalmente sanno di esserlo, i malvagi e i prepotenti si rendono conto del proprio atteggiamento e anche le vittime più deboli e sprovvedute hanno una certa percezione che qualcosa non va. Ma gli stupidi sono accompagnati da un’ostinata presunzione, il ché li rende ancora più pericolosi. Il pericolo deriva dal fatto che lo stupido non riconosce i propri limiti, resta fossilizzato nelle proprie convinzioni. Nulla può convincere uno stupido a cambiare opinione e ampliare i propri orizzonti: non ascolterà nemmeno ciò che gli altri hanno da dire perché ritiene di avere sempre ragione. Non resta altro da fare che lasciar perdere.